L'invasione dell'Iran
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la Persia dichiarò la propria neutralità, lo scià Reza, che era riuscito a neutralizzare le interferenze russe e inglesi negli affari interni del suo paese, aveva stipulato importanti accordi di aiuto commerciale con la Germania, annunciò la sua intenzione di mantenere rapporti amichevoli con tutte le grandi potenze.
L'invasione anglo sovietica della Persia, nell'agosto del 1941, sebbene rappresentasse indubbiamente una violazione della sovranità di uno stato neutrale, non fu certo una sorpresa per nessuno, e tanto meno per lo stesso scià.
Per più di cento anni, con la sola eccezione dei venti anni di regno dello stesso scià Reza, la Persia era stata dilaniata dagli opposti interessi di Gran Bretagna e Russia. Quando quegli interessi si combinarono, la posizione strategica della Persia assunse un'importanza vitale tanto per gli alleati quanto per l'Asse.
Da una parte o dall'altra l'invasione era inevitabile, o immediatamente da parte di Russia e Gran Bretagna, appena alleatesi e desiderose di assicurarsi il controllo di una vitale direttrice di rifornimento dal golfo Persico al mar Caspio, o in seguito da parte dei tedeschi che, occupando il paese dopo aver attraversato il Caucaso, avrebbero potuto minacciare le retrovie sovietiche e collocare le forze dell'Asse a cavallo delle rotte britanniche per l'India, l'Australia e l'Estremo Oriente. Inoltre, la forza belligerante che si fosse conquistata il controllo dei pozzi petroliferi della Persia e del vicino Iraq si sarebbe assicurata le maggiori forniture di carburante del mondo dopo quelle degli USA.
Le proposte alleate per un'occupazione pacifica, delle zone chiave del territorio persiano, furono naturalmente respinte dallo scià, in quanto una simile posizione verso gli alleati avrebbe suscitato la collera dell'Asse in un momento in cui sembrava che la Germania vincesse su tutti i fronti, anche perché l'ascesa al potere dello stesso scià Reza era stata costituita da un moto di ribellione contro l'occupazione militare del paese da parte della Russia e della Gran Bretagna.
Nel 1921 il generale Reza Khan (comandante in capo delle forze armate) decise di porre fine allo ,fruttamento straniero, marciò sulla capitale, rovesciò il vacillante governo persiano del momento e, diventato ministro della guerra e poi primo ministro, cominciò a trasformare la Persia in uno stato indipendente.
Salito al trono, egli applicò con grande energia un programma di riforme e di modernizzazione. Ma accettando i consiglieri tecnici tedeschi, lo scià Reza aveva inconsapevolmente permesso a numerosi agenti nazisti di infiltrarsi.
Timoroso verso la Russia, diffidente verso la Gran Bretagna e inquieto per le possibili intenzìonì dei tedeschi, lo scià Reza si trovò di fronte una scelta impossibile. E sebbene le richieste alleate, presentate nell'agosto del 1941, pretendessero che la Persia espellesse tutti i cittadini tedeschi fossero tanto irragionevoli quanto illegali, il tentativo dello scià di temporeggiare fornì una giustificazione ufficiale per l'invasione.
Accusato dagli alleati di essere filotedesco, attaccato dalla propaganda tedesca come succube degli alleati, lo scià continuò ad insistere sulla neutralità del suo paese, ma infine decise che se un'invasione alleata si fosse dimostrata inevitabile egli avrebbe ordinato una resistenza puramente simbolica, in modo da salvare il suo paese da un inutile bagno di sangue e da evitare che la Germania potesse accusare la Persia di aver collaborato con gli alleati e addottare le relative rappresaglie.
L'avanzata anglo sovietica in Persia era stata prevista per il 22 agosto 1941, ma venne poi rinviata alla notte del 24/25 in quanto i piani russi non erano stati messi a punto in tempo. All'ora zero, una delle colonne motorizzate del generale Novikov avanzò attraverso la provincia dell'Azerbaigian fino ad occupare Maku e Khoi, nonché altre località intorno al lago di Urmia, non molto distanti dalla frontiera turco persiana, e dopo aver lasciato alcuni distaccamenti a pattugliare il Kurdistan settentrionale puntò su Ardebil e Tábriz. Avanzando lungo la sponda del Caspio, 320 km più a est, la seconda colonna di Novikov occupò l'importante porto di Bándár Páhlavi, e, attraverso le province del Gilan e del Mazánderan, raggiunse Qazvin, distante 160 km da Teheran, dove le due colonne dovevano convergere per poi congiungersi con le forze inglesi alleate avanzanti dal sud. Circa 500 km più a est, i russi occuparono Bándár Shah, stazione di testa sul mar Caspio della ferrovia transiraniana, e avanzando attraverso le province di Gorgan e del Korasan settentrionale giunsero ad occupare gli importanti nodi ferroviari di Shahrud e Sámnan, situati sulla direttrice della capitale.
Il 25 agosto l'aviazione sovietica bombardò Tábriz, Rásht e Qazvin, provocando numerosissime vittime fra la popolazione civile. I sobborghi di Teheran furono bombardati il 26, mentre il centro della capitale fu obiettivo di incursioni nel corso delle quali venivano lanciati volantini che esortavano la popolazione a deporre lo scià.
In parte perché (su ordine dello scià), le forze armate persiane non erano state completamente schierate in campo, in parte perché quasi tutti sapevano che il governo persiano intendeva arrendersi ma forse per il terrore che i russi lasciavano nella loro scia l'invasione sovietica fu rapida e facile. L'esercito persiano, sapeva perfettamente quale triste destino fosse toccato agli ufficiali polacchi e a quelli degli stati baltici, dopo che le forze sovietiche ne avevano occupato i territori, e naturalmente non avevano alcuna voglia di condividere quel destino.
Avendo compiuto il loro dovere, quei soldati persiani che riuscivano a fuggire abbandonavano le armi e se ne tornavano a casa il più rapidamente possibile; quelli caduti nelle mani dei russi furono imprigionati. Nel frattempo, alcune tribù di predoni si erano impadronite di notevoli quantità di armi, e a mano a mano che esse scendevano a saccheggiare le comunità stabilitesi nel Kurdistan meridionale e nella regione di Kermanshah, alle spalle delle forze inglesi in avanzata, l'insurrezione divampava.
Il 22 luglio 1941 il generale Wavell comandante in capo per l'Indìa e responsabile dell'Iraq e della Persia, diede disposizioni al tenente generale E.P. Quinan affinché preparasse la Iraq Force per l'occupazione militare delle raffinerie petrolifere di Abadan e dei giacimenti petroliferi di Ahvaz, città situate nella regione del golfo Persico, nonché quelli di Kermanshah, 500 km più a nord. Inoltre, le forze inglesi dovevano occupare Bándár Shahpur, stazione di testa meridionale della ferrovia transiraniana, dopo di che tutte le comunicazioni attraverso il paese sarebbero state controllate in cooperazione con le forze sovietiche.
Poiché gli inglesi, non sapevano ancora che lo scià intendeva opporre una resistenza soltanto simbolica, il fatto che le forze a disposizione di Quinan fossero esigue e già esauste diede all'avanzata britannica l'aspetto di un gioco d'azzardo.
A Shu'aiba, all'8ª divisione indiana si affiancarono il 13º lancieri proveniente dalla Siria, la 24ª brigata di fanteria indiana proveniente da Tel Ziouane ed il lº squadrone Guide proveniente da Khanaqin. La 9ª brigata corazzata attraversò ancora una volta il deserto per raggiungere la Iraq Force a Khanaqin, dove giunse anche la 21ª brigata di fanteria indiana proveniente dalla Siria. Dal comando del Medio Oriente fu temporaneamente distaccata la 5ª divisione indiana, mentre la 6ª fu tenuta a disposizione, pronta a partire qualora fosse stato necessario.
L'avanzata inglese doveva aver luogo lungo due direttrici. Il maggiore generale G.O. Harvey, comandante dell'8ª divisione indiana, doveva guidare l'invasione della Persia meridionale da Bassora attraversando lo Shatt al Arab, mentre il maggiore generale WJ. Slim doveva attuare il piano elaborato dal comandante di brigata J.A. Aizlewood per un attacco su Kermanshah sferrato attraverso il passo di Pa yi Tagh, una penetrazione molto più profonda in Persia dal centro petrolifero di Khanaqin, nell'Iraq nordorientale, a soli 40 km dai pozzi petroliferi persiani di Náft i Shah nella regione collinosa del Luristan, che le truppe inglesi avrebbero potuto occupare effettuando una diversione dalla loro direttrice di avanzata lungo la principale strada Bagdad Teheran.
Alle ore 21 del 24 agosto 1941, il 2/VI fucilieri Rajputana ed il 1º fucilieri Kumaon della 24ª brigata di fanteria indiana del comandante di brigata R.H. Fleming, si imbarcarono a Ma'qil (Bassora) su piccole motobarche e battelli a ruota, lasciandosi portare silenziosamente dalla corrente lungo gli 80 km del corso dello Shatt al Arab che li avrebbero condotti all'isola su cui era situata la raffineria petrolifera di Abadan.
I piani che prevedevano un attacco all'alba furono sconvolti dal fatto che alcune imbarcazioni sovraccariche si arenarono su banchi di sabbia, nonché dall'imprevista presenza di due mercantili stranieri proprio al molo prescelto per lo sbarco dei fucilieri Rajputana, cosicché nella confusione, quella che avrebbe dovuto essere la prima ondata sbarcò dopo la seconda, sotto il fuoco delle sentinelle persiane appostate lungo i moli e sui tetti della raffineria. Poi, tanto gli invasori quanto i difensori finirono con il trovarsi sotto il fuoco di numerosi civili, richiamati dalle sirene della raffineria quando i cannoni dell'unità da guerra inglese Shoreham avevano cominciato a ridurre una corvetta persiana ad un relitto.
Meno movimentata fu l'avanzata dei fucilieri Kumaon che si avvicinarono alla zona della raffineria attraverso i quartieri residenziali europei; comunque la coraggiosa e tenace resistenza opposta dalle truppe persiane durò dall'alba al tramonto, ritardando il loro ricongiungimento con i fucilieri Rajputana fino alle ore 20, quando Abadan cadde definitivamente in mano inglese.
Alle ore quattro di quello stesso giorno, sull'altra riva del fiume Karun, che separava Abadan dalla terraferma persiana, le caserme della marina di Khorramsháhr furono attaccate da una compagnia del reggimento belusci, sbarcata dalla nave da guerra Falmouth e dal piroscafo armato Yarra.
Nello stesso tempo, contro la città e il forte di Khorramsháhr lanciarono un attacco da terra il l/II e il 2/III fucilieri Gurkha della 18ª brigata di fanteria indiana (generale di brigata R.G. Lochner) e il 5/V di fanteria leggera Mahratta della 24ª brigata; queste formazioni, unitamente a una batteria di artiglieria da campagna e uno squadrone del 13º lancieri, erano state traghettate da Maqil durante la notte ed avevano poi effettuato una rapidissima avanzata attraverso il deserto, riducendo al silenzio il fuoco di alcune tribù in cui si erano imbattute, e compiendo un ampio cerchio che le aveva portate a Khorramsháhr dal nord. I cannoni da campagna ed i mortai della fanteria inglese cannoneggiarono il forte e la stazione radio; infine dopo duri combattimenti la città e il comando navale di Khorramsháhr capitolarono.
Intanto, nella prime ore del 25 agosto il piroscafo armato australiano Kanimbia, che da due settimane recava a bordo il maggiore W.E. Maxwell e due compagnie del 310º reggimento belusci lasciò le acque del golfo Persico addentrandosi nella baia di Bándár Shahpur, preceduto da numerosi rimorchiatori, sambuche del luogo e battelli fluviali della Royal Navy.
Improvvisamente l'unità doppiò un promontorio e piombò su tre mercantili italiani e cinque tedeschi che si trovavano alla fonda nella rada di Bándár Shahpur, stazione terminale della ferrovia transiraniana, dìstante circa 80 km da Khorramsháhr. La nave tedesca Hohenfels suonò l'allarme, ma troppo tardi per impedire ai marinai australiani ed ai soldati del reggimento belusci di impadronirsi di tutte le navi dell'Asse, nonché di due cannoniere persiane, con una rapida azione di abbordaggio. Solo una nave dell'Asse, incendiata dallo stesso equipaggio, sfuggì alla cattura. Alle ore 7.15 sbarcò la prima compagnia di belusci, la quale svolse la propria missione in modo così efficace che quando, alle ore 8.30, seguì la seconda ondata, gli inglesi avevano già nelle mani Bándár Shahpur.
Mentre a Bándár Shahpur, Khorramsháhr e Abadan si svolgevano tali fatti, da Shu'aiba una compagnia aviotrasportata di belusci era stata portata in volo da sei Vickers della RAF circa 160 km più all'interno, dove occupò i campi petroliferi dì Háft KeI e di Masjidí Sulaiman. Alle ore 3.30 del 25 agosto, la 25ª brigata di fanteria indiana del generale di brigata R.G. Mountain distaccò il l/V di fanteria leggera Mahratta ed il 2/11º reggimento reale Sikh, con ai suoi ordini uno squadrone del 13º lancieri, ad accerchiare alcune unità persiane nei pressi di Qasr Shaikh, in modo da conquistare un'utile testa di ponte a nord di Khorramsháhr. Dopo un attacco frontale lanciato dai Sikh ed uno scontro fra il 13º lancieri e alcune autoblindo persiane, verso mezzogiorno la città fu conquistata.
Ad Ahvaz, ci si aspettava che i persiani avrebbero opposto una dura resistenza. Un gruppo di Blenheim della RAF bombardò il campo di aviazione il 26 agosto, mettendo fuori combattimento numerosi aerei persiani, mentre il 26 ed il 27 agosto alcuni battelli fluviali della Royal Navy risalirono il poco profondo fiume Karun per circa 40 km trasportando 800 soldati e armamento pesante. Alle prime luci del 28 agosto, la 18ª e la 25ª brigata, una sulla riva destra del fiume, l'altra sulla sinistra, coprirono rapidamente i 40 km che ancora mancavano per raggiungere le postazioni trincerate persiane di Ahvaz, e stavano per circondare la città quando giunse l'ordine del " cessate il fuoco " dello scià.
Mentre questa serie di fulminee offensive assicurava agli inglesi il controllo della Persia meridionale, una penetrazione ancora più profonda nel territorio dello scià stava iniziando circa 500 km a nord est, da parte di truppe avanzanti dal centro petrolifero iracheno di Khanaqin, in prossimità della frontiera persiana. Questa fase dell'avanzata fu studiata dal generale dì brigata J.A. Aizlewood, comandante della 2ª brigata corazzata indiana, le cui forze già sin dall'inizio erano notevolmente ridotte per la temporanea cessione del 13º lancieri e di uno squadrone del 10º cavalleria Guide al maggior generale Harvey, più a sud. Comunque, gli effettivi a sua disposizione (antiquati carri armati, veicoli da combattimento e autocarri del 14/XX ussari, un reggimento dì artiglieria da campagna ed una batteria di medio calibro) erano rinforzati dalla fanteria autotrasportata del l/V fucilieri Gurkha (proveniente dalla 17ª brigata) e dal 2/VII fucilieri Garkha (proveniente dalla 20ª brigata). Egli poteva inoltre contare su altre forze provenienti dal Medio Oriente: il Warwickshire Yeomanry ed altre formazioni della 9ª brigata corazzata.
Ad assumere il comando generale dell'operazione, il 24 agosto furono richiamati dalla Siria il generale Slim e la 21ª brigata di fanteria indiana comandata dal generale di brigata C.J. Weld, costituita da due soli battaglioni ma rinforzata con un reggimento di artiglieria da campagna.
Risvegliati dal sonno alle cinque del 25 agosto i gendarmi e i funzionari di dogana persiani di Khosrovi si accorsero che il loro posto di frontiera era nelle mani del l/V fucilieri Gurkha; Qasr í Shirin era già stata circondata dal 14/XX ussari con i suoi carri armati MK VII, mezzi dotati di una mitragliatrice Vickers ciascuno, mentre il 4/ XIII fucilieri della Frontier Force e il 2/IV fucilieri Gurkha occupavano il villaggio. La colonna si mise in moto alle 8.30 ed alle 15.30 entrò senza alcun incidente a Sár i Pul.
Nel frattempo, alle prime luci dell'alba del 25 agosto, il 2/VII fucilieri Gurkha, dopo aver rapidamente attraversato il terreno interposto, superando una debole resistenza, si assicurò il controllo del campo petrolifero di Náft i Shah; il Warwickshire Yeomanry aveva intanto raggiunto una località situata al di là del passo di Pa yi Tagh, circa 40 km a sud di Sár i Pul e, conquistata la strada principale, era entrata nella città dì Gilan alle ore 12.
Ogni ulteriore tentatìvo di avanzata fu bloccato dal fuoco dì mitragliatrici, cannoni controcarro e pezzi di artiglieria persìani installati su di un'altura che dominava la parte sudoccidentale del villaggio. I bombardamenti inglesi continuarono fino al calar delle tenebre, ma la mattina seguente le ricognizioni della RAF rivelarono che i persiani si erano ritirati approfittando dell'oscurità, cosicché a mezzogiorno l'avanzata poté riprendere.
Mentre le colonne avanzate puntavano su Shahabad, la 21ª brigata di fanteria indiana stava affrontando il passo di Pa yi Tagh. Nei turbolenti giorni che avevano preceduto l'ascesa al potere dello scià Reza, su queì tornanti una mancíata di uomini appartenenti ad alcune tribù locali era riuscita a tenere a bada, per più giorni un'intera divisione dell'esercito, ma Slim e Aizlewood dovevano affrontare un cospicuo contingente di truppe da montagna persiane ben armate ed equipaggiate che tenevano il passo e la cui resistenza si prevedeva sarebbe stata ostinata. Ma prima che i Gurkha ricevessero l'ordine di intraprendere l'ascesa, gli aerei da ricognizione della RAF localizzarono alcuni capisaldi persiani; durante il pomeriggio e le prime ore della sera del 26 agosto i Blenheim della RAF, in squadriglie di 30, si avventurarono tra le montagne giungendo a bombardarle con grande precisione. Il giorno seguente si scoprì che i persìani, temendo indubbiamente che la loro via di scampo fosse in pericolo, si erano ritirati durante la notte, lasciando il passo indifeso.
Incontrate alcune pattuglie della 9ª brigata corazzata a Kárend, la 21ª brigata raggiunse Shahabad e, unitasi alle altre truppe di Slim, avanzò per più di 20 km verso est fino a Zabirì dove il Warwickshire Yeomanry incappò in un'imboscata e dove i persiani mantennero la strada sotto il fuoco d'artiglieria fino al calar delle tenebre; i cannoni inglesi da 18 libbre non potevano competere con la più moderna artiglieria pesante persiana da 155 mm.
Kermanshah era ormai in vista, si sapeva che più avanti il raggruppamento di forze di Slim si sarebbe trovato di fronte due divisioni ed una brigata di cavalleria persiane. Ma, sebbene gli inglesi avessero previsto un attacco per le ore 10 del giorno seguente, la prova di forza non ebbe luogo: alle ore 8.30 del 28 agosto il generale Muqadam, comandante delle forze persiane nella regione, ricevette l'ordine dello scià di porre fine alla resistenza e si accordò con gli inglesí per un " cessate il fuoco ".
Percorrendo i chilometri che separavano le postazioni inglesi da Kermanshah, Slim e l'emissarío persiano superarano un gran numero di colonne di soldati persiani che si stavano già preparando a tornare alle loro case, la raffineria fu occupata il 29 agosto.
Dopo questa marcia trionfale non si sprecò altro tempo, in quanto Qazvin era una catena montuosa distante ancora più di 300 km, e stavano già pervenendo rapporti denuncianti il fatto che le truppe sovietiche si spingevano al di là dei limiti dell'area di occupazione loro concessa. Il 30 agosto le unità del generale di brigata Aizlewood valicarono il passo Shah e puntarono su Hamadan, un importante centro commerciale. Un piccolo contingente, costituito dall'1/V fucilieri Gurkha e dal 15º reggimento campale e trasportato da autoblindo e autocarri leggeri, raggiunse in tutta fretta Sinneli, 160 km a nord ovest. Il colonnello J.0. Pocock, comandante di questa colonna motorizzata, a bordo della propria autovettura precedette a tutta velocità il resto delle truppe, raggiungendo Sinneh a mezzanotte del 31 agosto.
Qui il suo arrivo coincise con il ritorno del comandante sovietico che, con tre autoblindo e quattro autocarri carichi di soldati, dalle ore 14 di quel giorno aveva distribuíto in tutta la zona fotografie di Stalin. Dopo uno scambio di saluti, la colonna russa si ritirò rientrando al comando sovietico di Qazvín, distante da quel punto circa 200 km.
Nel frattempo Slini aveva trasferito il suo comando in una posizione più avanzata, e precisamente a Sultanabad (Araq) un altro importante centro ferroviario, distante poco più di 200 km da Teheran pronto a marciare sulla capitale qualora i disaccordi che, a quanto si riferiva, si erano manifestati tra lo scià Reza ed i diplomatici alleati non si fossero risolti in via amichevole. Al massímo livello le discussioni avevano avuto inizio fin dalla mattina del 25 agosto, quando gli alleati avevano iniziato l'invasione; ma sebbene il 28 agosto lo scià avesse ordinato alle sue truppe di sospendere la loro simbolica resistenza, il 30 a Teheran dovette essere dichiarata la legge marziale, in quanto alcuni alti ufficiali dell'esercito e dell'aviazìone persiana minacciavano di ammutinarsi se le ostilità non fossero state riprese immediatamente.
Lo scià aveva anche nominato un nuovo primo ministro, più ben visto dagli alleati, ma aveva fatto arrestare il generale Ahmad Nakhchevan, il nuovo ministro della guerra, colpevole di aver permesso che le truppe persiane si disperdessero dopo il " cessate il fuoco ", abbandonando le loro armi a tribù ribelli. Nel frattempo, egli continuava a temporeggiare sulla questione dell'espulsione dal paese dei cittadini dì potenze dell'Asse.
Le cose minacciavano di precipitare; Wavell si recò in volo dall'India a Teheran per discutere la situazione con il comandante in capo sovietico e con i diplomatici alleati. Il 10 settembre gli alleati presentarono un ultimatum che imponeva la partenza di tutti i cittadini dei paesi dell'Asse entro 48 ore, ma ciò era ovviamente impossibile e gli alleati decisero di occupare la capitale. I disaccordi manifestatisi tra lo scià Reza ed alcuni membri del parlamento che non approvavano la sua condotta , indussero lo scià ad abdicare a favore del figlio, principe Mohammed Reza Pahlevi, che aveva compiuto parte dei suoi studi in Europa.
Il 17 settembre le truppe sovietiche ed inglesi entrarono nella capitale, dove il generale di brigata Aizlewood ed il contingente motorizzato della Household Cavalry furono ricevuti dal maggior generale W.A.K. Fraser che, dopo aver diretto la fase di Bassora dell'operazione inglese contro Rashid Ali, era stato nominato addetto militare inglese a Teheran. Anche Slim si recò nella capitale per avere alcuni colloqui militari con il suo collega sovietico; nel corso di questi colloqui, le due parti presero accordi in merito alle funzioni di sorveglianza che la 21ª brigata indiana e la 9ª brigata corazzata avrebbero dovuto svolgere lungo le linee di comunicazione inglesi che attraversavano il paese, nonché sull'approntamento di posizioni difensive nella Persia nordoccidentale contro una possibile invasione tedesca attraverso il Caucaso o l'Anatolia.
Anche se ambigua da un punto di vista morale, la pronta azione alleata non soltanto aveva frustrato i tentativi tedeschi di sovversione nei tre paesi, ma aveva anche assicurato alla causa alleata due importantissimi elementi: il petrolio e le vie di comunicazione del Medio Oriente. Attraverso la sola Persia, lungo la direttrice golfo Persico mar Caspio, nel corso della guerra Gran Bretagna e Stati Uniti fecero pervenire alla Russia un totale di 5 milioni di tonnellate di armi, aerei e munizionì.