Catturate Rommel - L'operazione di Keyes
Nell'autunno del 1941, lungo la frontiera egiziana, l'8ª armata inglese agli ordini del generale Cunningham si stava preparando a mettere in pratica i piani del generale Auchinleck, per porre fine all'assedio di Tobruch. La data fissata per l'offensiva era il 18 novembre. Dall'altra parte del deserto, il generale Rommel progettava di attaccare Tobruch il 23 novembre, sette giorni dopo la data scelta da Auchinleck.
Per appoggiare l'avanzata dell'8ª armata, gli inglesi elaborarono dei piani volti a disorganizzare le comunicazioni nelle retrovie degli avversari, in modo da creare la massima confusione possibile e costringere le armate tedesche e italiane a guardarsi alle spalle.
Nella notte stessa in cui sarebbe scattata l'offensiva, alcune unità dello SAS (Special Air Service, Servizio aereo speciale) sarebbero state paracadutate dietro le linee nemiche per porre fuori combattimento aerei dell'Asse che si trovavano ancora a terra. Ma il più ambizioso di tutti i piani era quello di sbarcare da sommergibili alcuni commando dietro le linee nemiche, con l'obiettivo di mettere fuori combattimento il comando di Rommel, e se possibile, catturare il generale.
All'inízio di ottobre 6 ufficiali e 53 fra sottufficiali e truppa dell'11º commando scozzese della Layforce, al comando del tenente colonnello Geoffrey Keyes, furono posti alle dipendenze del comando operativo dell'8ª armata.
Il lavoro preliminare di ricerca per l'incursione di Keyes era stato svolto dal capitano J.H. Haselden, aggregato alla Libyan Arab Force. Sbarcato il 10 ottobre su di una spiaggia in prossimità di Hamma dal sommergibile Torbay con un arabo della Libyan Arab Force, Haselden dedicò alcuni giorni all'osservazione della regione circostante, e fu riportato ad Alessandria dal Long Range Desert Group (gruppo incursori del deserto) il 27 ottobre.
Fin dall'inizio l'opinione del colonnello Laycock, comandate della LayForce, sulle possibilità di successo dell'incursione, apparve pessimistica. Egli riteneva molto improbabile che qualcuno degli attaccanti potesse ritornare alla base, e giudicava l'attacco al comando di Rommel come un'impresa disperata.
Haselden ritornò nella zona dello sbarco (questa volta paracadutato) e il 10 novembre la pattuglia destinata a compiere l'incursione salì a bordo dei sommergibili Torbay e Talisman; due giorni dopo aver lasciato Alessandria, Laycock e Keyes spiegarono agli uomini il piano, sottolineando che l'obiettivo principale era quello di catturare Rommel. Sul Torbay si trovavano, oltre a Keyes, altri due ufficiali del commando e 25 soldati, compreso un palestinese in qualità di interprete e due guide senusse.
I sommergibili portavano a bordo anche due battelli pieghevoli, con un ufficìale ed un uomo ciascuno, dello Special Boat Service nonché 14 battelli pneumatici, ciascuno in grado di trasportare due uomini del gruppo Keyes con equipaggiamento e munizioni.
Il 13 novembre Haselden si recò a Hamma sulla costa per guidare gli uomini del commando verso l'interno. Quello stesso giorno il Torbay ed il Talisman arrivarono al largo della costa. Fino a quel momento tutto si era svolto secondo i piani, ma intanto il tempo si era messo al brutto e tutto lasciava pensare che volesse peggiorare ancora. Quando scese l'oscurità il Torbay si portò sottocosta, e fu con una certa sorpresa che gli uomini sul ponte del sommergibile videro il segnale luminoso lanciato da Haselden.
Le condizioni si fecero ancora più sfavorevoli per uno sbarco; nonostante ciò si lanciò uno dei battelli pieghevoli per una ricognizione preliminare, si fecero passare attraverso il boccaporto anteriore i battelli pneumatici e si caricò il materiale sistemato in involucri a tenuta d'acqua. Ma poiché il sommergibile rollava in quel mare grosso, i battelli sistemati sul ponte furono spazzati fuori bordo, e quelli che già si trovavano in acqua si capovolsero, dovettero passare sei ore prima che sette imbarcazioni fossero state messe in acqua ed avessero toccato terra.
Nel frattempo il Talisman era rimasto in osservazione al largo, e il colonnello Laycock era sul punto di rinviare gli sbarchi quando giunse il segnale che la pattuglia del Torbay era giunta a terra. Pur avendo a disposizione ormai soltanto tre ore e mezzo di oscurità, egli decise di rischiare lo sbarco. Il mare grosso spinse il Talisman in secca, e sette imbarcazioni e 11 uomini furono gettati in acqua. Quando le operazioni di recupero furono terminate, la luna era già alta in cielo e l'ufficiale al comando del Talisman decise di ritirarsi; in tal modo solo quattro imbarcazioni del Tatisman raggiunsero la spiaggia. Tra di esse vi era quella del colonnello Laycock.
La mattina seguente il sole splendeva e gli uomini del commando, poterono fare asciugare i loro indumenti e pulire le armi. Ma dopo quanto era successo la formazione su cui Keyes aveva basato i suoi piani, era stata molto ridotta e avendo a disposizione solo metà degli effettivi previsti, il piano doveva essere modificato.
Inizialmente l'operazione aveva quattro obiettivi: effettuare una incursione contro la villa che ospitava Rommel e il comando arretrato tedesco, sabotare il comando italiano a Cirene interrompendo le linee telefoniche e telegrafiche, fare un'incursione negli uffici del servizio segreto italiano ad Apollonia e interrompere le linee di collegamento tra El Faidia e Lamluda.
Keyes decise di rinunciare agli attacchi contro Cirene ed Apollonia, di concentrare gli sforzi sul comando tedesco e sulla " villa di Rommel ", mentre una seconda pattuglia avrebbe fatto saltare il pilone di sostegno della linea telegrafica, all'incrocio stradale in prossimità di Cirene dove si intersecavano le linee di collegamento nemiche.
Poiché le due guide senusse erano state perdute durante il disastroso sbarco dal Talisman, chiese in prestito a Haselden una guida che non solo aiutò gli uomini della pattuglia inglese, ma più tardi tagliò da solo le linee telefoniche tra El Faidia e Slonta.
Gli uomini intrapresero la prima tappa del viaggio accompagnati da un persistente cattivo tempo. Essi raggiunsero la sommità del primo ciglione, circa 800 m all'interno, verso le 21 del 15 novembre, dopo aver faticato per attraversare un tratto di terreno ripido e cosparso di macigni. A mezzanotte la guida araba lasciò la pattuglia, da quel momento in poi Keyes dovette basarsi su di una carta geografica e su di un compasso. Le condizioni atmosferiche riducevano quasi a zero la possibilità di orientarsi osservando le stelle.
Poco prima che spuntasse il giorno gli uomini del commando si dispersero tra i cespugli per passare la giornata al riparo, durante quella giornata Keyes fu avvicinato da un gruppo di arabi, uno dei quali infine accettò di guidarli fino al comando di Rommel dietro un compenso di 1.000 lire; quando scese l'oscurità gli uomini si rimisero in marcia verso Beda Littoria, dove erano situati il comando arretrato e la " villa di Rommel ". Dopo due ore e mezzo di cammino essi raggiunsero una grotta che gli arabi dissero distare circa 8 km da Beda Littoria, e che a Keyes sembrò un posto ideale per accamparsi e trascorrere la notte.
Il mattino seguente Keyes uscì in ricognizione per predisporre l'attacco, ma la pioggia torrenziale lo indusse a rientrare alla grotta e ad inviare un ragazzo arabo a osservare la natura del terreno. Le informazioni riportate dal ragazzo permisero a Keyes di tracciare una carta illustrante il collegamento esistente tra il comando e la villa, tra questi e il parcheggio automezzi. Il ragazzo gli indicò anche la posizione della tenda delle guardie, e suggerì che in caso di pioggia probabilmente le guardie se ne sarebbero rimaste al coperto.
Quello stesso pomeriggio Keyes riassunse brevemente lo svolgimento dell'operazione, specificando quali uomini dovevano entrare nella casa, quali porre fuori uso l'impianto elettrico di illuminazione e quali sorvegliare la strada che conduceva al comando e sabotare gli automezzi che si trovavano nel parcheggio.
Le parole d'ordine erano Island Arran (dal nome della prima base del commando), e alle ore 18 di quella sera gli uomini si misero in marcia con le facce annerite e calzando scarpe da tennis. Tenendo conto delle condizioni atmosferiche, del buio pesto e del fatto che le condizioni del terreno peggioravano di ora in ora, Keyes si concesse sei ore di tempo per raggiungere l'obiettivo. Effettuata l'ultima sosta a circa 500 m da Beda Littoria, proseguirono la marcia lungo il sentiero che conduceva dietro il villaggio.
Quando gli uomini del commando raggiunsero la piazza, indubbiamente convinte di essersi ormai guadagnato il loro compenso le guide rifiutarono di spingersi oltre e si fermarono quindi ad aspettare il ritorno della pattuglia, in quanto solo allora avrebbero ricevuto il compenso pattuito.
Poi accadde un incidente che mise a dura prova i nervi degli inglesi. Mentre Keyes ed il sergente Terry erano andati avanti per dare un'occhiata all'edificio principale, un uomo del gruppo lasciato indietro inciampò in un barattolo di latta, e prima che l'eco del rumore si fosse spenta i cani del villaggio cominciarono ad abbaiare, inducendo uno degli abitanti più irascibilì a dare il via ad una serie di urli ed imprecazioni. Due ufficiali italiani uscirono da una baracca vicina per vedere che cosa stesse accadendo e si imbatterono nella pattuglia, ma l'interprete palestinese tradusse le loro domande in tedesco ed il capitano Robin Campbell, cui Keyes aveva affidato temporaneamente il comando, rispose con sufficiente arroganza da convincerli che si trattava di una pattuglia tedesca.
Keyes aveva intanto tagliato la rete metallica che circondava il giardino della villa, la pioggia aveva indotto la guardia ad abbandonare la tenda e a rifugiarsi nella casa; all'ingresso del viale si trovava un'unica sentinella. Keyes si avvicinò e l'uccise senza fare il minimo rumore. Terry fece allora il segnale convenuto e la pattuglia si portò avanti per l'attacco finale, portando con se una quantità di esplosivo sufficiente a distruggere il comando tedesco e la vicina centrale elettrica.
Keyes guidò la pattuglia sul retro dell'edificio, costeggiandolo, ma giuntovi scoprì che la porta posteriore era bloccata e le finestre, molto alte, chiuse da pesantì imposte; egli si vide quindi costretto a lanciare l'attacco attraverso l'ingresso principale. Quando vi furono giunti, Campbell bussò alla porta e, in tedesco, chiese di entrare. La porta si aprì ed apparve un tedesco senza perdere tempo Keyes gli cacciò la pistola nelle costole, ma poiché l'uomo riuscì a divincolarsi e cominciò a gridare, Campbell fu costretto a sparargli. Poiché non si poteva più contare ormai sul fattore sorpresa e l'allarme era stato dato, Keyes ordinò ai suoi uomini di affrettarsi ad entrare.
Essi si trovarono in un grande atrio con un pavimento di pietra e, sulla destra, una scala che conduceva al piano superiore. Numerose porte si aprivano sull'atrio e da una di quelle situate sulla sinistra filtrava un barlume di luce. Un uomo scese rumorosamente le scale di pietra, e non appena gli giunse a tiro il sergente Terry lo abbatté con una raffica di mitra. Dal giardino arrivò un uomo con una torcia: qualcuno lo abbatté con un colpo di pistola. Keyes spalancò le porte che davano sull'atrio finché aprì quella di una stanza nella quale si trovavano una decina di tedeschi; dopo aver sparato una mezza raffica all'interno della stanza, richiuse con violenza la porta aspettando che Campbell strappasse la sicura da una bomba a mano difensiva; dopo di che riaprì la porta in modo da consentire a Campbell di gettarvi la bomha, ma prima che riuscisse a chiudere la porta, dall'interno partì un colpo d'arma da fuoco, e una pallottola colpì Keyes proprio sopra il cuore, mortalmente ferito, si abbatté al suolo. Subito dopo la bomba esplose, nella stanza le luci si spensero e subentrò un completo silenzio.
Campbell trascinò il corpo di Keyes nel giardino davanti all'edificio e ritornò dentro. Nell'oscurità regnava un profondo silenzio rotto soltanto da alcuni gemiti provenienti dalla stanza in cui era esplosa la bomba. Non udendo più alcun suono che denunciasse la presenza di nemici all'interno dell'edificio, Campbell uscì nuovamente per raggiungere un gruppo che era stato lasciato sul retro con funzioni di copertura; troppo tardi si ricordò degli ordini che queglì uomini avevano ricevuto, e fu raggiunto da una scarica sparata da uno dei suoi stessi uomini, ad una gamba, che più tardi dovette essere amputata.
Poiché la pattuglia non aveva più ufficiali, Campbell ordinò al sergente Terry di sistemare alcune cariche di esplosivo in. modo da far saltare in aria l'intera costruzione e di occuparsi poi della ritirata. Si scoprì allora che la pioggia aveva bagnato le micce in modo tale da renderle inutilizzabili, e tutto ciò che si poté fare fu lanciare una bomba nella condotta di ventilazione del generatore principale, così da mettere fuori uso il sistema di illuminazione.
Dopo aver posto alcune bombe nel parcheggio degli automezzi, i superstiti si allontanarono abbandonando Campbell, in quanto sarebbe stato impossibile trasportarlo fino alla spiaggia. Il sergente Terry fece marciare la pattuglia per tutta la giornata, e nel tardo pomeriggio raggiunse la spiaggia dove il colonnello Laycock stava aspettando. La seconda pattuglia, che si era recata a far saltare il pilone vicino a Cirene, non aveva dato alcun segno di vita, la missione aveva avuto buon esito, ma in seguito tutti gli uomini erano stati catturati. All'imbrunire di quella sera stessa il colonnello Laveock vide il Torbay, completamente emerso, a circa 500 metri dalla riva, e sembrò così che almeno una parte della ritirata si sarebbe conclusa felicemente; ma con grande delusione di tutti gli uomini che si trovavano sulla spiaggia, tutti i segnali fatti da Laycock rimasero senza risposta, e il Torbay non sì avvicinò. Più tardì, gli uomini scorsero segnali provenienti dal Torbay, ma evidentemente la loro risposta fu fraintesa, poiché il sommergibile non inviò nessuna lancia a raccoglierli. La notte trascorse ed apparve così chiaro che l'evacuazione avrebbe dovuto essere rinviata alla notte seguente; i 22 superstiti si ritirarono in un vicino uadi per passarvi la giornata.
Qui, verso mezzogiorno del 19 novembre, furono attaccati da una pattuglia di arabi e più tardi da alcuni soldati italiani. Il colonnello Laycock ordinò ai suoi uomini di dividersi in gruppi, spiegando loro che potevano scegliere tra le seguenti tre alternative:
• cercare di raggiungere il Long Range Descrt Group nel settore di Slonta,
• ritornare alla spiaggia sperando di essere raccolti da qualche sommergibile,
• nascondersi negli uadi vicino a Cirene con la speranza che l'avanzata dell'8ª armata sarebbe prima o poi arrivata a trarli in salvo.
Qualsiasì alternativa avessero scelto, comunque, tutti i membri di tutti i gruppi furono catturati, ad eccezione del colonnello Laycock e del sergente Terry che, quarantun giorni dopo essersi allontanati dalla spiaggia, incontrarono a Cirene le avanguardie dell'8ª armata.
Che cosa ottenne l'incursione contro Rommel?. Le perdite inglesi furono di gran lunga maggiori di quelle tedesche, in quanto se Keyes fu il solo uomo ucciso nel corso dell'operazione, Laycock e Terry furono i soli due a uscirne felicemente. Il fallimento dell'operazione deve soprattutto essere attribuito all'insufficienza delle informazioni preliminari raccolte.
Rommel usava solo di tanto in tanto il comando di Beda Littoria. Al tempo dell'incursione, Rommel si trovava al suo comando avanzato di Ain el Gazala, a circa 55 km da Tobruch. Quando egli si recava a Beda Littoria con gli ufficiali del suo stato maggiore, nel villaggio gli veniva riservata una casa che nella zona era nota come " Rommel Baus "; da questa indicazione, le fonti informative arabe avevano evidentemente tratto la conclusione che Rommel vì risiedeva regolarmente. Aver fatto tanto affidamento su informazioni di fonte araba fu uno degli errori decisivi dell'operazione.
La sede del comando di Beda Littoria era quella arretrata del Panzergruppe Afrika, e al tempo dell'incursione ospitava lo " OQU ", il personale del comando stesso che presiedeva ai rifornimenti. L'edificio principale attaccato da Keyes era la " prefettura ", dove vivevano l'ufficiale comandante e gli altri di grado più elevato.
In un primo tempo, i tedeschi pensarono che l'obiettivo dell'incursione fosse quello di sottrarre importanti documenti che erano conservati al primo piano della " prefettura ", ma quando capirono quale era stato il vero scopo non ebbero dífflcoltà ad ammettere che se tutte le cariche dì esplosivo collocate nell'edificio fossero esplose, esso sarebbe saltato in aria uccidendo quanti vi si trovavano.
Gli effetti collaterali dell'incursìone contengono molti aspetti difficilmente valutabili. Come contributo al piano generale volto a suscitare confusione e nervosìsmo dietro le linee tedesche, non mancano le prove che l'incursione ebbe un certo successo, e che, essendosi diffusa nei comandi situati nelle retrovie la voce di imminenti nuove incursioni, a Beda Littoria furono inviate altre truppe. Si deve inoltre considerare quale effetto propagandistico sul morale degli inglesi ebbero gli articoli inviati in patria dai corrispondenti di guerra quando Laycock e Terry riuscirono finalmente a raggiungere le linee dell'8ª armata, in un momento in cui il morale degli inglesi era molto basso.
Per quanto riguarda l'esecuzione dell'operazione, è difficile immaginare in qual modo essa avrebbe potuto essere migliore in simili circostanze. L'inesattezza delle informazioni preliminari e le condizioni atmosferiche inaspettatamente sfavorevoli non potevano certo essere imputate agli uomini del commando; in merito poi alle critiche secondo cui l'elemento sorpresa fu annullato, quasi subito dopo l'arrivo della pattuglia, dal colpo di pistola sparato da Campbell, non si deve dimenticare che la situazione non gli offriva alternative.
Si disse anche, che Keyes si espose ad un inutile rischio facendo fuoco da un atrio illuminato in una stanza buia, ma in realtà tutti gli elementi di prova stanno a dimostrare che l'atrio era debolmente illuminato da una sola lampadina, mentre la stanza nella quale egli fece fuoco e Campbell gettò la bomba era completamente illuminata.
Resta da valutare quanto fattibile fosse l'incursione fin dal suo inizio. Gli uomini impegnati nell'operazìone ne conoscevano pienamente i rischi e avevano deciso di accettarli, e la posta in gioco era altissima. La morte di Rommel avrebbe avuto un effetto considerevole sulla guerra del deserto, in quanto si trattava non solo di un comandante di straordinaria abilità, ma anche di un uomo la cui leggendaria fama fra gli uomini di ambedue gli schieramenti contribuiva enormemente a mantenere alto il morale del nemico.
Quanto lo stesso Rommel fosse rimasto colpito dall'audacia dell'incursione è dimostrato dal fatto che egli inviò il suo cappellano a celebrare, con tutti gli onori militari, il funerale del tenente colonnello Keyes e dei quattro soldati tedeschi rimasti uccisi nell'incursione.
Per il ruolo svolto nell'operazione, a Keyes fu concessa la Vietoria Cross alla memoria.