Operazione BattleAxe
Il maggio 1941 era stato un mese difficile per il generale sir Archibald Wavell, mentre i superstiti della campagna di Grecia salpavano per raggiungere Creta o sbarcare in Egitto, forze fresche dovettero essere inviate a sedare l'insurrezione scoppiata in Iraq; gli inglesi erano appena riusciti a riprendere il controllo della situazione in quel paese quando la necessità di estendere le operazioni in Siria si manifestò con tutta la sua urgenza e l'invasione delle truppe aviotrasportate tedesche si abbatté su Creta.
La campagna nell'Africa Orientale contro gli Italiani stava avviandosi alla conclusione, ma non si faceva in a tempo a far rientrare le truppe da quel settore che immediatamente esse erano inghiottite da altre richieste. La sola speranza giungeva dai rinforzi che cominciavano ad arrivare in quantità incoraggianti dalla Gran Bretagna, e dalla assicurazione che altro materiale bellico era in viaggio dagli Stati Uniti. Alla fine di maggio però quasi nulla aveva raggiunto un tale grado di preparazione o di messa a punto da poter essere utilizzato proficuamente.
I problemi della Cirenaica e di Malta erano al primo posto nei pensieri di Churchill e di Wavell, in Cirenaica si trovava Rommel, le cui forze temporaneamente esauste non costituivano una minaccia immediata per l'Egitto. In ogni modo egli era in possesso di basi che agli inglesi erano indispensabili per fornire adeguato appoggio alle operazioni navali e aeree necessarie per mantenere aperto il corridoio di mare per Malta. Malta, a sua volta, resa parzialmente impotente dai bombardamenti aerei effettuati dalla Luftwaffe in aprile, non era in grado di arrestare il flusso di rifornimenti destinati a Rommel con un programma abbastanza vasto di interdizione aerea e navale. Mentre il conflitto sulla terraferma appariva equilibrato e il controllo del Mediterraneo centrale incerto, Churchill ordinò che un convoglio di navi cariche di carri armati e aerei da caccia fosse inviato direttamente da Gibilterra ad Alessandria, attraverso il Mediterraneo.
Il convoglio fu denominato " Tiger ", e il suo invio fu deciso come diretta conseguenza di un appello lanciato da Wavell il 20 aprile: egli chiedeva immediati rinforzi di mezzi corazzati per raddrizzare la situazione nel deserto. Se il convoglio fosse stato affondato, non sarebbero soltanto colate a picco le navi con il loro carico, gli inglesi avrebbero perso un'importantissima battuta nel loro sforzo di tenere il passo con la crescente forza dei tedeschi nel deserto, e ciò avrebbe potuto avere conseguenze decisive.
Nel momento in cui il convoglio " Tiger " raggiungeva l'Egitto e riversava il suo carico di 238 carri armati e 43 Hurricane, il primo ministro inglese mostrò chiaramente il forte desiderio che fossero impiegati senza alcun indugio per schiacciare Rommel.
Il convoglio " Tiger " giunse ad Alessandria il 12 maggio: tre giorni prima che scattasse l'operazione " Brevity ", otto giorni prima che i tedeschi sferrassero il loro attacco contro Creta, 15 giorni prima che Rommel rioccupasse passo Halfaya, e, secondo i più ottimisti, sarebbero occorse almeno quattro settimane prima che i carri armati appena sbarcati potessero essere trasformati dalle officine della base in macchine capaci di affrontare il deserto e il combattimento. Pertanto, pur accettando di obbedire all'incessante flusso di ordini di attacco, Wavell non avrebbe potuto farlo prima del 7 giugno, e anche allora l'addestramento degli equipaggi destinati a impiegare questi nuovi carri armati non avrebbe raggiunto un livello adeguato.
Da alcune settimane il capo dello stato maggiore imperiale, generale Dill, aveva la sensazione che il primo ministro non avesse più alcuna fiducia in Wavell. Il 19 maggio Churchill disse a Dill di ritenere opportuno uno scambio di incarichi tra Wavell e il comandante in capo in India, generale Auchinleck, ma poiché tante campagne erano in corso o stavano per iniziare, egli convenne che non era quello il momento migliore per un'operazione di questo genere.
Auchinleck aveva fatto quasi tutta la sua carriera in India e con l'esercito indiano, e non aveva dimestichezza con le personalità più eminenti o con i metodi dell'esercito inglese. Per questo motivo erano in molti a pensare che la cosa migliore potesse essere quella di lasciare Auchinleck in India, dove egli si trovava molto più a suo agio che non nell'ambiente del Medio Oriente. D'altra parte coloro che detenevano la responsabilità del settore indiano erano tutt'altro che entusiasti dell'idea di vedersi assegnare Wavell, un nuovo comandante in capo già chiaramente logoro prima ancora della nomina.
Il 28 maggio Wavell diramò gli ordini per l'operazione " Battleaxe ", ma nello stesso tempo scrisse a Dill esponendo i suoi dubbi sui risultati che da essa ci si poteva attendere. I motivi dei suoi dubbi si basavano, in modo assai ragionevole, sulla conoscenza diretta che aveva dei fatti, in relazione sia alla qualità e al grado di efficienza dei suoi ufficiali, dei suoi soldati, dell'armamento, dell'equipaggiamento e del piano dell'operazione, sia delle condizioni in cui si trovava il nemico. Ma, dato lo stato d'animo del primo ministro doveva comunque esserci una battaglia.
La Western Desert Force era al comando del tenente generale sir Noel Beresford Peirse, le truppe su cui si poteva fare maggior affidamento erano la 4ª divisione di fanteria indiana comandata dal maggiore generale Messervy (e che aveva solo una delle sue brigate di fanteria, l'11ª), la 22ª brigata di fanteria Guardie (motorizzata) e la 7ª divisione corazzata comandata dal maggiore generale Creagh. Ambedue le grandi unità di fanteria erano in ottimo stato, sostenendo ripetuti combattimenti che le avevano trasformate in efficienti unità combattenti.
Tutte le unità carri della 7ª divisione corazzata potevano vantare una ricca esperienza e avevano già combattuto insieme in precedenza. Ciascuna delle sue due brigate corazzate era formata da due soli reggimenti carri invece dei tre organici; limitando l'aliquota da assegnare in riserva. Ciò riduceva la capacità della divisione di mantenere, nelle operazioni, una adeguata flessibilità. La 4ª brigata corazzata aveva in dotazione i Matilda, dotati di corazzatura pesante, ma lenti, le cui caratteristiche costruttive li rendevano più adatti ai metodi di un'offensiva in appoggio alla fanteria che non ai procedimenti di botta e risposta di operazioni belliche altamente mobili. Anche la 7ª brigata corazzata aveva i suoi problemi: a uno dei suoi reggimenti erano stati assegnati in dotazione i nuovi carri armati Crusader, appena sbarcati dal " Tiger ", si trattava dunque di un mezzo con il quale gli uomini dovevano ancora acquistare dimestichezza.
Per quanto riguardava l'aviazione, 105 bombardieri e 98 caccia erano tutto ciò che la RAF poteva mettere insieme, il minimo indispensabile per assicurare una adeguata attività di incursioni e di copertura, specialmente se si tiene conto che alcuni dei gruppi aerei avevano scarsa dimestichezza con il deserto. Inoltre il collegamento diretto tra le forze di terra e quelle aeree era realizzato solo a livello dei comandi di grande unità. In breve, sebbene sulla carta apparissero alquanto imponenti, le forze di Beresford Peirse avevano parecchi punti deboli.
Il piano di azione di Beresford Peirse teneva conto della scarsa conoscenza che egli aveva dello schieramento tedesco e del modo in cui prevedibilmente Rommel avrebbe impostato la battaglia. Si sapeva che Rommel era a corto di benzina, di armi e di equipaggiamento: si sapeva anche che egli stava fortificando passo Halfaya e che erano apparsi in circolazione alcuni elementi di una nuova Panzerdivision, la 15ª. Wavell aveva disposto che prima di sconfiggere le forze nemiche nel settore di Tobruch, e di spingersi fino a Derna e El Mechili, le forze inglesi avrebbero dovuto assicurarsi il controllo non solo di Halfaya ma anche dell'area compresa nel perimetro Bardia, Sollum, Capuzzo, Sidi Azzeiz. La guarnigione di Tobruch, avrebbe dovuto appoggiare queste operazioni con un attacco al momento opportuno.
Wavell si limitò a dire che si dovevano impiegare tutte quelle unità che sarebbe poi stato possibile alimentare. Le unità di fanteria non motorizzate potevano quindi essere impegnate in azioni a breve raggio, mentre il movimento aggirante dei carri armati non poteva essere spinto nel deserto che a una profondità relativamente limitata. I soli elementi di fanteria e di artiglieria che potevano accompagnarli erano quindi quelli mobili. Tenendo conto di questo stato di cose il piano prevedeva che l'11ª brigata indiana, appoggiata da uno squadrone e mezzo di carri armati da fanteria della 4ª brigata corazzata, fosse lanciata in un attacco frontale volto a cacciare il nemico da Halfaya, mentre il resto della 4ª brigata corazzata, con la 22ª brigata motorizzata Guardie e con l'artiglieria della 4ª divisione indiana, avrebbe effettuato un breve movimento aggirante lungo il fianco rivolto al deserto puntando prima su Capuzzo e quindi su Sollum.
All'estremità sinistra dello schieramento, la 7ª brigata corazzata, protetta da colonne mobili del gruppo di appoggio della 7ª divisione corazzata, avrebbe dovuto portarsi rapidamente verso le alture dell'Hafid, e quindi impegnare in battaglia i carri armati nemici: più tardi, non appena la fanteria si fosse consolidata sulle posizioni di Capuzzo e Sollum, i carri armati della 4ª brigata corazzata si sarebbero riuniti con quelli della 7ª nella zona di Hafid Sidi Azzeiz.
Questo piano costituiva un esempio classico del modo in cui a quel tempo gli inglesi impostavano le operazioni belliche basate sull'impiego di carri armati: la combinazione di un attacco frontale contro una posizione nemica organizzata a difesa con l'intendimento di impegnare il nemico, carro armato contro carro armato. Il gruppo di appoggio, impiegato in modo autonomo per proteggere il fianco sinistro e le retrovie, non abbastanza vicino da poter far intervenire i suoi cannoni per appoggiare i carri armati: in effetti, esso era usato più in un ruolo difensivo che non in quello previsto di base offensiva mobile.
Rommel era invece più preciso, dato che, come gli inglesi, doveva fare i conti con carenze tanto di rifornimenti quanto di mezzi, una situazione resa più grave dal ritardo con cui l'alto comando tedesco stava inviandogli rinforzi, dal modo in cui l'alto comando italiano stava tentando di limitare l'attività tedesca e dal fatto che il grosso dei rifornimenti era ancora sbarcato a Tripoli, distante più di 1600 km dal fronte anziché a Bengasi, che si trovava a soli 640 km.
Verso la metà di giugno gli effettivi tedeschi in carri armati ammontavano a poco meno di 200 mezzi, metà dei quali appartenevano alla 15ª Panzerdivision da poco arrivata, gli altri alla 5ª divisione leggera. La 15ª Panzerdivision, affiancata da tre battaglioni di fanteria italiani, teneva la zona di frontiera nella quale gli inglesi stavano per irrompere. La 5ª divisione leggera era tenuta di riserva a sud di Tobruch, dove si trovava anche la divisione corazzata italiana " Ariete ", di riserva alle divisioni italiane di fanteria che premevano sul porto assediato. La Luftwaffe non aveva più ricevuto rinforzi dopo Creta, tenendo conto anche degli aerei italiani, la Luftwaffe poteva mettere insieme soltanto 74 bombardieri e 130 caccia.
Poiché la logistica e gli ordini gli vietavano di attaccare, Rommel si applicò al problema della difesa mobile. Egli riteneva che la zona di Sollum rivestisse per lui importanza vitale, quindi fortificò passo Halfaya con tutte le armi che riuscì a raccogliere, ma soprattutto con cannoni contraerei da 88 mm collocati in piazzole cosi profonde che al di sopra del livello del terreno si potevano a malapena scorgere le loro bocche; tutte le vie di accesso al ciglione del passo erano protette con concentramenti di queste artiglierie.
All'interno, lungo le vie di accesso a Capuzzo, a Quota 206 e soprattutto a Quota 208 sulle alture dell'Hafid, Rommel fece costruire altri capisaldi dotati di cannoni controcarro e di altri cannoni da 88 mm e con scorte di munizioni e di vettovaglie sufficienti a consentire loro di continuare a combattere anche qualora fossero rimasti isolati. I carri armati della 15ª Panzerdivision erano di riserva a nord di Capuzzo.
La calma dimostrata da Rommel nei preparativi per la difesa è stupefacente, riteneva che si sarebbe ben presto venuto a trovare in condizioni di grave inferiorità numerica, nel cielo la disparità era quasi trascurabile, mentre i suoi 170 carri armati dovevano fronteggiare 200 carri inglesi. Per quanto riguarda la corazzatura e la potenza di fuoco, i tedeschi avevano un punto a loro favore il Mk IV montava un cannone da 75 mm, a bassa velocità iniziale, in grado di sparare granate del peso di kg 6,750 a grande distanza, mentre tutti i carri armati inglesi avevano soltanto cannoni da 37 mm, ad alta velocità per azioni controcarro, ma non in grado di sparare granate ad alto esplosivo. Trenta dei carri armati tedeschi potevano quindi impegnare a distanza i carri inglesi e infliggere loro danni, mentre tutti i carri inglesi erano sempre costretti a cercare di ridurre la distanza, e anche ammesso che riuscissero a farlo non potevano sparare granate ad alto esplosivo contro obiettivi non corazzati come i cannoni controcarro.
Nel complesso, le forze in campo erano alquanto equilibrate. Nei tre giorni che avevano preceduto l'inizio dell'operazione, la RAF aveva concentrato i suoi attacchi contro le vie di rifornimento di Rommel o gli aeroporti situati nelle zone più prossime al fronte. Il pomeriggio del 14 giugno, coperte da alcune formazioni da caccia, tre colonne inglesi lasciarono Sidi el Barrani avvicinandosi di circa 40 km alla frontiera, scesa la notte e dopo le operazioni di rifornimento l'avanzata continuò e all'alba l'11ª brigata indiana sferrò il suo attacco contro Halfaya, il resto delle forze di Beresford Peirse iniziò il suo movimento aggirante attraverso il deserto.
Ad Halfaya, in una prima fase, le unità inglesi riuscirono ad avanzare progressivamente in mezzo agli avamposti nemici; ma quando i Matilda e la fanteria indiana che li accompagnava si avvicinarono al ciglione lungo la strada litoranea, i carri armati incapparono in zone minate e dovettero fermarsi, lasciando che la fanteria procedesse da sola. Anche la fanteria che tentava di attaccare Halfaya più all'interno si trovò ben presto priva di quasi ogni forma di appoggio: prima il terreno accidentato impedì all'artiglieria semovente di spingersi abbastanza avanti da poter partecipare ai combattimenti, poi la formazione di carri gettatasi avanti da sola fu decimata dall'intenso fuoco dei cannoni controcarro.
Ciò concluse la battaglia di Halfaya, e segnò anche la fine della fama del carro armato Matilda come invulnerabile dominatore dei campi di battaglia: i proietti dei cannoni da 88 mm ne perforavano la corazza con grande facilità. Gli attaccanti che sopravvissero cercarono riparo in buche scavate nella sabbia tra i massi, la cui sola speranza di riuscire a riprendere l'avanzata era legata alle sorti dei combattimenti in pieno svolgimento nel deserto più a nord: in quel settore il piatto della bilancia avrebbe forse potuto pendere dalla parte degli inglesi in misura sufficiente a indurre i tedeschi a ritirarsi da Halfaya senza combattere. Nelle sue prime fasi l'avanzata inglese su Capuzzo e sulle alture Hafid fu seriamente ostacolata dai tedeschi in corrispondenza di Quota 206. La postazione tedesca fu impegnata soltanto da alcune unità della 4ª brigata corazzata, la quale riportò notevoli successi prima che il nemico contrattaccasse e rimettesse in dubbio le sorti dello scontro. Per tutto il giorno, e senza alcun appoggio, i carri armati tentarono di aver ragione dell'ostinata resistenza opposta dagli artiglieri e dai fanti tedeschi, ma soltanto verso sera alcune unità di carri armati appena giunte in prima linea e appoggiate da fanteria e artiglieria riuscirono, con un attacco ben coordinato, ad annientare i tedeschi di Quota 206.
Per gli inglesi il prezzo in carri armati fu elevato, mentre i tedeschi persero soltanto alcuni cannoni, comunque questa azione sul fianco orientale della 7ª divisione corazzata fu utile al fine di impedire che il caposaldo tedesco interferisse nei progressi dell'attacco più importante, quello sferrato nel settore centrale. I carri veloci della 7ª brigata corazzata raggiunsero le alture dell'Hafid poco dopo le ore 9, mentre i più lenti Matilda della 4ª brigata corazzata stavano ancora aprendosi la via verso Capuzzo. L'Hafid era, in realtà, poco più di una collina, la cui cresta era frastagliata in una serie di avvallamenti poco profondi tra i quali i tedeschi avevano piazzato i loro cannoni. Non avendo cannoni capaci di sparare granate ad alto esplosivo, i carri armati inglesi dovevano andare su e giù per questi avvallamenti per portare le loro mitragliatrici a distanza ravvicinata in modo da neutralizzare gli artiglieri tedeschi. Nessuna delle due parti ricevette rinforzi, cosicché la battaglia si protrasse sino all'esaurimento delle forze in campo: i tedeschi furono gradualmente ridotti al silenzio, mentre gli effettivi inglesi erano progressivamente ridotti dalle perdite subite in combattimento e dai guasti che mettevano fuori uso un carro armato dopo l'altro, specialmente i nuovi Crusader. Solo verso sera fecero la loro apparizione alcuni carri armati della 5ª divisione leggera tedesca provenienti da Sidi Azzeiz; i nuovi arrivati si limitarono però a impegnare i carri armati inglesi in un inconcludente scontro a lunga distanza.
La condotta della battaglia da parte di Rommel è stupefacente per la sua calcolata determinazione. Ogni mossa fu accuratamente soppesata, non vi era nessuna traccia del frettoloso opportunismo della sua prima campagna nel deserto. Per tutta la giornata del 15 egli si trattenne, lasciando che le posizioni difensive spezzassero l'impeto degli attacchi dei carri armati inglesi con i loro mezzi, mentre egli trasferiva da Tobruch a Sidi Azzeiz la 5ª divisione leggera per poi coordinarne l'attacco sulle alture dell'Hafid con quello lanciato dall'8º reggimento carri della 15ª Panzerdivision nella zona compresa tra le alture e Capuzzo.
Fu a Capuzzo che si registrò l'unico chiaro successo inglese del 15: dopo aver raggiunto questa località poco prima di mezzogiorno, i Matilda del 2º reggimento della 4ª brigata corazzata sfondarono in massa, respinsero un contrattacco tedesco e mantennero le posizioni occupate, mentre la 22ª brigata Guardie si trincerava. Prima di sera, mentre sulle alture dell'Hafid era in pieno svolgimento il disordinato scontro di carri armati, la posizione era stata energicamente consolidata e un ulteriore contrattacco fu facilmente respinto.
La realtà era che quella sera gli inglesi potevano contare complessivamente su meno di 100 carri armati sparpagliati lungo un esile schieramento che andava da Halfaya alle alture dell'Hafid, mentre circa 20 erano raccolti all'interno e nei dintorni di Capuzzo. Le ore di oscurità erano quelle in cui i meccanici potevano svolgere con la massima efficienza il loro lavori di riparazione dei mezzi danneggiati o difettosi. Era dunque preferibile che i carri armati fossero ritirati dietro le posizioni tenute dalla fanteria in modo che i lavori di riparazione potessero continuare in condizioni di relativa sicurezza; ma poiché Beresford Peirse aveva insistito affinché i carri armati restassero in posizione avanzata con la fanteria, l'adozione di questo accorgimento fu impossibile. La conseguenza fu che i carri armati che necessitavano di riparazioni furono facile preda delle pattuglie tedesche, e gli effettivi inglesi subirono una riduzione che avrebbe potuto essere senz'altro evitata.
Il giorno seguente, 16 giugno, la 7ª divisione corazzata avrebbe dovuto concentrare i propri sforzi nel tentativo di cacciare il nemico dalle alture dell'Hafid con un attacco dei Matilda della sua 4ª brigata corazzata, mentre la sua 7ª brigata corazzata, con il gruppo di appoggio, avrebbe dovuto parare i colpi sferrati dalle forze tedesche che, a quanto avevano scoperto le autoblindo inglesi, avevano lasciato Sidi Azzeiz per portarsi sul versante occidentale delle alture dell'Hafid. La 22ª brigata Guardie doveva continuare a tenere Capuzzo, cercando nello stesso tempo di spingersi, attraverso Musa'id, fino alle caserme di Sollum. In realtà, la brigata Guardie fu la sola formazione inglese che nel corso di quella giornata riuscì a eseguire gli ordini ricevuti, tenendo Capuzzo e attaccando Sollum.
Il resto del piano inglese andò completamente a vuoto, in quanto fu Rommel a prendere l'iniziativa. Egli si trovava ormai in una situazione di netto vantaggio rispetto ai britannici. Sebbene avesse perso una discreta quantità di fanteria e di cannoni, la sua disponibilità in carri armati era praticamente la stessa che all'inizio della battaglia. Ma la cosa più importante era che Rommel dimostrava di conoscere alla perfezione i piani del nemico, il che era dovuto alla assoluta mancanza di precauzioni con la quale gli inglesi comunicavano tra di loro per radio. Il servizio di intercettazione non aveva difficoltà ad assicurare a Rommel un continuo afflusso di informazioni dettagliate e aggiornate.
La mattina del 16 ordinò all'8º reggimento carri, affiancato da un battaglione carri della 5ª divisione leggera, di gettarsi su ambedue i lati di Capuzzo. Si trattava di una mossa esplorativa, in quanto si riteneva che la robustezza delle posizioni inglesi in quella zona non avrebbe consentito di ottenere grandi risultati. Ma nello stesso tempo la 5ª divisione leggera stava scendendo in forze da nord verso Sidi Omar; qui essa avrebbe piegato verso est dopo aver aggirato il fianco occidentale di tutto lo schieramento inglese, per poi aprirsi a forza un varco nelle retrovie inglesi e puntare verso Halfaya. Gli inglesi sarebbero stati quindi impegnati frontalmente a Capuzzo e aggirati alle spalle.
Il clamore suscitato dall'improvviso attacco dell'8º reggimento carri contro Capuzzo attirò in battaglia in quella zona le ormai esigue forze della 4ª brigata corazzata, impedendo loro di attaccare le alture dell'Hafid come invece prevedevano i piani inglesi.Messervy, comandante della 4ª divisione indiana, insistette nel trattenere i carri armati, mentre Beresford Peirse, il cui comando si trovava ancora a Sidi el Barrani non era in grado di pronunciarsi in merito. A Capuzzo scoppiò una durissima battaglia, ma questa volta toccò ai tedeschi avanzare su terreno scoperto sfidando il fuoco dei cannoni inglesi da 37 mm e da 25 libbre. Alle cinque, 80 carri armati tedeschi avevano iniziato l'attacco: alle 10.30 solo 30 erano ancora in grado di muoversi e di combattere, mentre le posizioni iniziali erano rimaste immutate.
Ben diversa fu la battaglia che scoppiò quando la 5ª divisione leggera attaccò a sud, aggirando il versante occidentale delle alture dell'Hafid. In questo scontro la 7ª brigata corazzata e il gruppo di appoggio si batterono come un'unica formazione mobile, cercando in tutti i modi di sfruttare le caratteristiche del terreno per portarsi in posizioni protette dal fuoco e tentando di impegnare battaglia con i carri armati tedeschi alla distanza che più addiceva alle possibilità delle loro armi.
Fu qui che si manifestò un problema cruciale, di solito l'attacco dei carri armati tedeschi si sviluppava a una velocità di poco inferiore ai 25 km all'ora. Tenendo conto del fatto che i cannoni da campagna da 25 libbre impiegavano circa tre minuti per disimpegnarsi, ciò significava che di fronte a un attacco di carri armati, per non correre il rischio di essere travolti essi dovevano allestire per la marcia quando il nemico veniva a trovarsi a circa 4.000 metri di distanza. Ma i cannoni da 37 mm dei carri armati avevano una gittata massima efficace di soli 500 metri; gli uomini degli equipaggi dei carri armati inglesi dovevano quindi subire un logorante periodo di attesa mentre i tedeschi, indisturbati, riducevano la distanza da 4.000 a 500 metri. In pratica i carri armati inglesi tendevano ad aprire il fuoco a una distanza di 1.0001.500 metri, il che era abbastanza assurdo, dato che non soltanto il loro fuoco massiccio non infliggeva al nemico danni rilevanti, ma a quella distanza era anche praticamente impossibile colpire il bersaglio, in quanto l'incerta foschia prodotta dal calore e le nubi di polvere sollevate dallo scoppio dei loro proietti e di quelli nemici rendeva estremamente incerta la valutazione della distanza e l'osservazione del tiro.
Comunque, a forza di duri combattimenti, l'avanzata tedesca fu arrestata a Sidi Omar e prima che scendesse la notte quella confusa situazione si era ormai chiarita. Poiché gli inglesi erano stati costretti a un rapido ripiegamento dalla 5ª divisione leggera, Rommel giunse alla conclusione che il nemico stava ritirandosi in disordine e che egli avrebbe quindi potuto isolare le unità inglesi che si trovavano a Capuzzo, muovendosi lungo la direttrice Sidi Sulaiman Halfaya. Per il giorno successivo, 17 giugno, Rommel pensò di inviare l'8º reggimento carri a congiungersi con la 5ª divisione leggera per sferrare il colpo di grazia.
Wavell, incontratosi con Beresford Peirse a Sidi el Barrani nel pomeriggio del 16, venne a sapere che Messervy e Creagh (e non Beresford Peirse cui, in effetti, sarebbe spettato questo compito) stavano coordinando tra di loro le mosse del giorno seguente, (il loro comandante doveva restare a Sidi el Barrani per poter assicurare i collegamenti radio, e non era quindi in grado di mantenersi in stretto contatto con quanto avveniva sul campo di battaglia). La decisione raggiunta era stata di lasciare per tutta la giornata del 17 la 22ª brigata Guardie trincerata nelle sue posizioni a Capuzzo, di ricongiungere a Sidi Omar la 4ª e la 7ª brigata corazzata, e di scatenare poi una battaglia di carri armati concentrando tutti gli effettivi delle due unità.
Purtroppo per gli inglesi la 7ª brigata corazzata era in cattive condizioni. I danni minori riportati in combattimento e quelli causati da guasti meccanici l'avevano ridotta a 25 carri armati: poiché i servizi di recupero e di riparazione non erano sufficientemente organizzati, la grande unità aveva perso molti mezzi che altrimenti sarebbe stato possibile salvare. La mattina del 17 non erano ancora state effettuate le operazioni di rifornimento di carburante e di munizioni e a tale scopo i carri armati avevano dovuto essere arretrati, all'alba, circa 25 km a est della frontiera. La 7ª brigata corazzata non era quindi in condizioni di cooperare con i 30 carri armati della 4ª in arrivo dalla zona di Capuzzo, e per i tedeschi l'accesso a passo Halfaya era aperto.
Alle 4.30 gli inglesi si resero conto che i carri armati tedeschi che avevano combattuto a Capuzzo si erano disimpegnati e stavano muovendo a tutta velocità verso sud per congiungersi con la 5ª divisione leggera. Questa mossa tedesca poneva Creagh, comandante della 7ª divisione corazzata, in una situazione del tutto nuova e potenzialmente disastrosa.
Senza preoccuparsi di usare il codice, egli chiese per radio a Beresford Peirse di raggiungerlo in volo, spiegandogli che si trattava di prendere una decisione cruciale; la conversazione fu regolarmente intercettata dai tedeschi, e Rommel la interpretò in tutto il suo significato.
A partire dalle 9 Rommel cominciò a premere con tutti i mezzi a sua disposizione contro Halfaya. Rendendosi conto che tutte le forze a nord della frontiera sarebbero ben presto rimaste isolate, a Capuzzo, Messervy diede l'ordine di ritirarsi a tutta velocità verso l'Egitto, informando Creagh per radio (in indostano, per ragioni di sicurezza) della sua decisione.
Fu cosi che quando, verso mezzogiorno, raggiunsero Creagh, Wavell e Beresford Peirse scoprirono che era in pieno svolgimento una ritirata su tutto il fronte, che la battaglia di carri armati che gli inglesi stavano combattendo a sud di Halfaya era soltanto un disperato tentativo di ritardare l'avanzata nemica in modo da consentire alla fanteria di sfuggire alla completa chiusura della sacca nella quale era venuta a trovarsi, e soprattutto che la " Battleaxe " era stata " spuntata " sotto gli occhi dei due maggiori comandanti senza che a nessuno dei due fosse stato chiesto quali fossero le proprie decisioni in merito.
Abbandonando in tutta fretta Capuzzo e scendendo a piedi lungo il ciglione, gli uomini della 4ª divisione indiana si stavano ritirando, mentre la 15ª Panzerdivision e la 5ª divisione leggera tentavano con tutte le loro forze di aver ragione della tenace resistenza dei Matilda della 4ª brigata corazzata che si battevano per mantenere aperta la sola via di scampo ormai rimasta. In questo scontro i Matilda, grazie alla robusta corazza, ai cannoni da 37 mm e all'abilità dei loro comandanti, dimostrarono di saper tenere testa alla superiorità numerica delle due divisioni tedesche prive dell'appoggio dei loro cannoni da 88 mm. Per sei ore essi si batterono in modo cosi efficace che solo alle 16 Rommel raggiunse passo Halfaya , subito dopo le unità tedesche piegarono verso nord per prendere Capuzzo alle spalle e distruggere il grosso delle forze inglesi.
Ma gli inglesi erano fuggiti prima che la trappola fosse scattata. Sull'altro versante dell'altura Wavell, che non aveva perso la sua abituale compostezza, ritornò tristemente in volo al Cairo dopo aver comunicato a Dill il suo rammarico per il fallimento dell'operazione " Battleaxe ".
Le perdite inglesi in carri armati furono gravissime, circa metà dei mezzi messi fuori combattimento; quelle in uomini furono di 900 tra morti, feriti e dispersi. Le perdite subite dagli italiani non sono note (nessuno dei loro carri armati aveva partecipato al combattimento); i tedeschi ammisero la distruzione di 25 mezzi e la perdita complessiva di soli 700 uomini. Non vi è dubbio che molte delle perdite inglesi in carri armati furono dovute alla concomitanza di guasti meccanici con la totale inadeguatezza dei servizi di recupero e di riparazione, elementi, questi, di cui i tedeschi non risentirono nella stessa misura.
Per quanto riguarda l'aviazione, la RAF perse 33 aerei e i tedeschi 10, ma l'inadeguatezza dei sistemi impiegati dagli inglesi per coordinare l'attività aerea con quella terrestre era stata di una evidenza impressionante; inoltre poiché il collegamento tra le due attività avveniva soltanto nelle retrovie, a Sidi el Barrani, e non al fronte, la RAF aveva finito con il sottoporsi a un inutile logorio, senza mai vedersi assegnare obiettivi specifici.
Gli elementi di superiorità e di inferiorità delle due parti si erano manifestati in ogni fase della battaglia e a ogni livello. Questo primo scontro frontale sostenuto nel deserto da massicce formazioni corazzate tedesche e inglesi dimostrò che i tedeschi operavano a un livello qualitativo che la sola superiorità numerica non poteva neutralizzare.
Anche se lo stesso Rommel lodò Wavell per il suo piano strategico di battaglia, egli non si espresse in termini altrettanto lusinghieri a proposito del sistema organizzativo e operativo inglese ai livelli inferiori. Comunque l'intensità di quella ininterrotta battaglia durata tre giorni esercitò grande impressione sul comando supremo italiano, il quale, di conseguenza, si vide finalmente costretto ad ammettere la necessità di rafforzare il fronte in Africa Settentrionale.
Mentre i capi dell'Asse furono molto compiaciuti del comportamento del loro comandante, gli inglesi giudicarono che l'ora di Wavell era suonata e che, visto che nel Medio Oriente i fronti di battaglia sembravano essersi stabilizzati quello era il momento più opportuno per esonerarlo dal suo incarico.