Operazione Catapult
La Francia si era arresa, tuttavia il futuro della sua flotta, ancora libera, costituiva un problema scottante; se le navi fossero state catturate dai tedeschi, questi le avrebbero usate per potenziare la loro stessa flotta. E l'Ammiragliato inglese non aveva nessuna intenzione di permettere che le navi francesi fossero requisite dai tedeschi, nonostante le garanzie date dall'ammiraglio francese Darlan. Quando il presidente del consiglio Reynaud chiese il consenso del governo britannico per effettuare sondaggi presso i tedeschi allo scopo di conoscere le loro condizioni per un armistizio separato. La risposta conteneva questa premessa: " A condizione che la flotta francese parta immediatamente per i porti britannici durante i negoziati, il governo di Sua Maestà dà pieno consenso al governo francese di procedere alla richiesta dei termini di armistizio per la Francia..".
Poiché la Gran Bretagna avrebbe dovuto continuare la guerra da sola, col suo Impero e coi paesi del Commonwealth, era indispensabile che prendesse tutte le misure necessarie per salvaguardare la propria supremazia navale. Era giustificato supporre che i tedeschi avrebbero insistito sulla resa della flotta francese che comprendeva un certo numero di potenti navi moderne. E non solo la costa francese della Manica e i porti del golfo di Biscaglia occupati dai tedeschi avrebbero fornito basi eccellenti per successive operazioni contro le vie di comunicazione marittime inglesi, ma il crollo della potenza navale francese nel bacino del Mediterraneo occidentale e il vantaggio che l'Asse aveva acquisito il 10 giugno con la dichiarazione di guerra dell'Italia avrebbero messo in pericolo le rotte del Medio Oriente.
Se le ingenti forze italiane dislocate in Libia fossero riuscite a penetrare in Egitto e a impossessarsi di Alessandria, la squadra inglese al comando dell'ammiraglio sir Andrew Cunningham sarebbe stata costretta ad abbandonare il Mediterraneo orientale per mancanza di un'altra base navale idonea.
Molte navi da guerra francesi erano moderne, pur mancando dei dispositivi più recenti come il radar e il sonar. Ufficiali ed equipaggi erano in gran parte marinai provetti, che avevano partecipato alla campagna di Norvegia e a diverse operazioni di scorta ai convogli e di posa di mine nell'Atlantico e nel Mediterraneo nonché alla recentissima evacuazione di Dunkerque, dove le perdite, specialmente in navi di piccolo tonnellaggio, erano state considerevoli. Ciò nonostante, il successivo rapido sfacelo dell'esercito francese non aveva avuto un riscontro paragonabile nella marina. Mentre i tedeschi avanzavano lungo la costa, le autorità navali francesi, avevano potuto far allontanare in tempo tutte le navi da guerra e mercantili dai porti della Manica e da quelli del golfo di Biscaglia. Alcune navi da guerra si erano rifugiate nei porti inglesi della Manica, ma la maggior parte aveva fatto rotta per l'Africa settentrionale o per l'Africa occidentale francese.
Il 17 giugno, quando Pétain chiese l'armistizio, due vecchie corazzate, otto cacciatorpediniere, tre sommergibili e un certo numero di piccole unità si trovavano a Portsmouth o a Plymouth. Due moderni incrociatori corazzati sei cacciatorpediniere, due vecchie corazzate e una nave portaidrovolanti si erano rifugiati nella base navale di Mers el Kebir vicino a Orano. Quattro incrociatori, una corazzata e tre cacciatorpediniere si trovavano ad Alessandria, dove avevano partecipato alle operazioni con la squadra del Mediterraneo orientale al comando dell'ammiraglio Cunningham. Sei incrociatori erano ad Algeri, molti sommergibili a Biserta. La nuova corazzata Richelieu ancora in periodo di collaudo, il 18 giugno parti da Brest diretta a Dakar, mentre la nave gemella, la Jean Bart, non ancora completamente allestita, venne rimossa dal bacino di carenaggio di Saint Nazaire un giorno prima dell'arrivo dei tedeschi e raggiunse Casablanca.
A partire dal 12 giugno Darlan aveva assicurato ufficialmente, durante i frequenti incontri fra ministri francesi e inglesi, che le sue navi da guerra non sarebbero mai cadute in mano ai tedeschi, e il governo aveva affermato in maniera categorica che avrebbe respinto le eventuali clausole dell'armistizio che avessero imposto la resa della flotta. Il 21 giugno la delegazione francese ricevette le condizioni di armistizio e l'articolo 8 dei termini di armistizio stabiliva che la flotta francese, tranne le navi necessarie alla difesa dell'impero coloniale, doveva essere smobilitata e messa in disarmo sotto il controllo tedesco o italiano nei porti che sarebbero stati indicati successivamente e la cui scelta sarebbe stata determinata dall'immatricolazione delle singole navi in tempo di pace. Il governo tedesco s'impegnava formalmente a non impiegare la flotta francese ai propri fini, a prescindere dalle unità necessarie alla difesa costiera e al dragaggio delle mine, nonché a non avanzare richieste di consegna totale o parziale alla conclusione della pace. Tutte le navi da guerra, meno quelle destinate alla difesa dell'impero coloniale, dovevano essere richiamate nelle acque territoriali francesi.
I due articoli successivi stabilivano che fino a nuovo ordine nessun equipaggiamento, nessuna nave e nessun aereo si dovevano allontanare dal paese e che nessuna nave mercantile francese poteva salpare dai porti, non appena ebbe appreso questi termini, ambasciatore inglese a Bordeaux sir Roland Campbell si affrettò a comunicarli a Londra, ignorando che Pétain aveva dato immediate istruzioni ai delegati affinché chiedessero emendamenti, soprattutto in relazione all'articolo 8, per ottenere che le navi da guerra fossero messe in disarmo nei porti francesi dell'Africa settentrionale e occidentale. La delegazione germanica approvò in linea di massima quest'importante concessione la mattina del 22 . La sera del 22 giugno, dopo che i tedeschi ebbero accettato in linea di massima le modifiche relative alla flotta, i plenipotenziari francesi furono autorizzati da Pétain a firmare l'armistizio. Quindi si recarono in volo a Roma e due giorni dopo anche gl'italiani aderirono all'accordo. La Germania accolse formalmente la proposta francese che la flotta fosse messa in disarmo in basi fuori della zona occupata e il 30 giugno le condizioni di armistizio furono ratificate a Wiesbaden.
I contatti fra il nuovo governo francese e quello britannico cessarono il 23 giugno, quando sir Campbell e tutto il personale dell'ambasciata britannica lasciarono Bordeaux per Saint Jean de Luz, dove s'imbarcarono su un incrociatore inglese diretto in patria.
Le istruzioni cifrate che Darlan aveva fatto pervenire sin dal 20 giugno a tutti i comandanti di navi e a tutti i comandanti di porti dicevano fra l'altro: " Qualsiasi ordine possa pervenire, in nessun caso una nave da guerra dev'essere consegnata indenne al nemico " Quattro giorni dopo, quando l'armistizio era già stato firmato, Darlan reiterò l'ordine, avvertendo di prendere le opportune disposizioni per l'affondamento delle navi qualora si fossero trovate in pericolo di cattura Queste direttive non avrebbero comunque distolto il Gabinetto di Londra, neppure se ne fosse stato al corrente, dal convincimento che se i tedeschi avessero voluto impadronirsi della flotta vi sarebbero riusciti. Perciò il 27 giugno stabili di prendere le misure atte a impedire che le navi da guerra francesi tornassero nei porti metropolitani. Il giorno seguente, al viceammiraglio sir James Somerville fu assegnato il comando della neocostituita Forza H, composta dall'incrociatore da battaglia Hood (nave ammiraglia), dalle corazzate Resolution e Valiant dalla portaerei Ark Royal, da due incrociatori e da undici cacciatorpediniere. Prendendo base a Gibilterra, esse sarebbero state in grado di operare sia nell'Atlantico in appoggio alla Home Fleet sia nel Mediterraneo occidentale di cui altrimenti sarebbe stata padrona la flotta italiana.
Il primo luglio Somerville ricevette l'ordine di assicurare il trasferimento la resa o la distruzione delle navi da guerra francesi ancorate nel porto di Orano e nella vicina base di Mers el Kebir. La Forza H si doveva trovare sul posto la mattina del 3 per offrire all'ammiraglio Gensoul quattro alternative: unirsi alla flotta inglese e proseguire la lotta; dirigersi, con equipaggi ridotti, verso un porto della Gran Bretagna o dell'India; disarmare le navi a Orano sotto il controllo degl'inglesi, oppure ancora affondarle sul posto. Se nessuna delle quattro proposizioni fosse stata accettata, l'ordine era di distruggere le navi con la forza.
Molti ufficiali di marina inglesi erano contrari a un'azione violenta contro le disciplinate forze di mare che fino a poco prima avevano combattuto insieme contro il comune nemico e senza dubbio avrebbero continuato a combattere se i capi politici non avessero deciso altrimenti. Somerville rimase colpito dall'unanimità di opinione del suo stato maggiore; tutti gli ufficiali erano dell'avviso che si sarebbe dovuto evitare la minaccia del ricorso alla forza e che qualsiasi ammiraglio francese, posto di fronte a un simile ultimatum, non avrebbe avuto altra scelta che resistere, Somerville riferí questi pareri all'Ammiragliato, ma gli confermarono che nel caso di un rifiuto francese " era ferma intenzione del governo di Sua Maestà di distruggere le navi " Somerville, arrivato a Orano come previsto, decise che il capitano di vascello Holland, comandante dell'Ark Royal entrasse nel porto con una motobarca e consegnasse personalmente l'ultimatum all'ammiraglio Gensoul a bordo del Dunkerque. Ma Gensoul rifiutò di ricevere Holland e le proposte scritte gli furono inviate per il tramite di un delegato francese. Alle 10 Gensoul segnalò che non avrebbe aperto il fuoco per primo ma che alla forza avrebbe risposto con la forza. Informando per radio Darlan, disse soltanto di aver ricevuto un ultimatum britannico di affondare le navi entro sei ore. Simultaneamente ordinò alle sue navi di mettere in pressione e di tenersi pronte per il combattimento.
Alle 16.15, dopo numerosi scambi di messaggi portati dalle motobarche, l'ammiraglio francese, che non aveva ancora ricevuto risposta da Darlan e voleva guadagnare tempo, acconsenti a ricevere Holland. Fu allora che Holland vide per la prima volta gli ordini emessi alcuni giorni prima da Darlan per evitare la cattura della flotta. Nell'atmosfera tesa che regnava sul Dunkerque le trattative non furono certamente facilitate dall'indignazione dell'ammiraglio francese per la posa di mine all'imboccatura del porto' avvenuta ad opera di aerei dell'Ark Royal nelle prime ore dei pomeriggio. Nel frattempo l'ammiraglio Le Lue, capo dello stato maggiore della marina francese, agendo in sostituzione di Darlan che non era immediatamente reperibile, aveva informato Gensoul, via radio, che tutte le forze navali nel Mediterraneo occidentale avevano avuto l'ordine di accorrere in suo aiuto. Il messaggio fu intercettato dall'Ammiragliato di Londra che si affrettò a informarne Somerville, sollecitandolo a sistemare la questione al più presto se non voleva trovarsi contro i rinforzi. L'ammiraglio inglese, che aveva già prorogato l'ultimo termine, avverti Gensoul che se nessuna delle proposte fosse stata accettata entro le 17.30, .le sue navi sarebbero state colate a picco, cinque minuti prima dell'ora fissata Holland scese dal Dunkerque e tornò sull'Ark Royal.
Poco prima delle 18.00 Somerville fece aprire il fuoco contro le navi francesi, ostacolate nel tentativo di rispondere perché stavano sciogliendo gli ormeggi e manovrando per portarsi al largo. Le salve delle navi britanniche, che sparavano coi cannoni da 381 mm da una distanza di 12800 metri fecero presto a centrare il bersaglio. La prima a essere colpita fu la corazzata Bretagne: un proiettile incendiò le munizioni della torre di poppa, un altro esplose nella sala macchine di poppa. metà della nave era già in fiamme quando altri due proiettili la colpirono, provocando una violenta esplosione la Bretagne affondò in pochi secondi, 977 uomini morirono.
Il Dunkerque venne colpito da parecchi proiettili mentre si allontanava dalla banchina: uno penetrò in un locale delle caldaie, gli altri paralizzarono la centrale di tiro. L'ammiraglia francese ebbe a malapena il vapore sufficiente per portarsi all'estremità opposta del porto, dove gettò l'ancora. La Provence si era già allontanata dalla banchina e aveva sparato tre salve contro l'Hood, quando un proiettile colpí la torre di poppa e appiccò il fuoco alle munizioni i marinai francesi dovettero allagare la santabarbara e la nave, che aveva riportato anche altri danni fu fatta incagliare per impedirne l'affondamento.
Il Mogador ebbe la poppa squarciata mentre tentava di portarsi al largo con altri quattro cacciatorpediniere e perdette trentasette uomini; il relitto avvolto nelle fiamme venne rimorchiato in porto, mentre il secondo incrociatore da battaglia, lo Strasbourg, approfittando dell'immensa cortina di fumo sollevata dalle esplosioni della Bretagne, era fuggito al largo.
A tredici minuti dall'inizio dell'attacco l'ammiraglio francese, che desiderava evitare inutili spargimenti di sangue segnalò a Somerville la richiesta di cessate il fuoco. L'ammiraglio inglese, che non aveva il minimo desiderio di prolungare questi momenti interruppe il combattimento. Poiché l'entrata del porto era minata, non aveva ritenuto possibile che qualche nave riuscisse a sfuggire ma quando si accorse che lo Strasbourg aveva preso il largo senza danni, dirigendo a est, gli diede la caccia e ordinò all'Ark Royal di mandargli contro i suoi Swordfish.
Alle otto e venti di sera l'incrociatore francese aveva già venticinque miglia di vantaggio e dopo un secondo, infruttuoso attacco aereo, la caccia fu abbandonata. Lo Strasbourg, la porta idrovolanti Commandant Teste e cinque cacciatorpediniere tutti provenienti da Orano, nonché sei incrociatori di Algeri arrivarono a Tolone la sera del 4 luglio. La Forza H ritornò a Gibilterra. Due giorni dopo gli apparecchi dell'Ark Royal furono mandati nuovamente all'attacco del Dunkerque a Mers el Kebir poiché si riteneva che l'ammiraglia francese avesse subito danni di lieve entità. Questa volta un siluro colpi una lancia carica di esplosivo che si trovava per caso vicino all'incrociatore da battaglia, al quale l'esplosione provocò un enorme squarcio nella fiancata, uccidendo 150 uomini e mettendolo fuori servizio per un anno.
L'azione inglese del 3 luglio a Orano era stata sincronizzata con la cattura delle navi da guerra francesi che si trovavano nei porti britannici. Alle 03.45 dello stesso giorno gruppi di armati della marina inglese abbordarono silenziosamente le navi ancorate a Plymouth e a Portsmouth. L'operazione, si basava sull'elemento sorpresa per evitare spargimenti di sangue e in questo senso riuscí pienamente, tranne che sul grande sommergibile Surcouf a Plymouth dove due ufficiali inglesi rimasero feriti e un ufficiale francese fu ucciso. Gli ufficiali e gli equipaggi francesi furono internati in due campi separati, nell'isola di Man e presso Liverpool, e trattati virtualmente come prigionieri di guerra. Soltanto pochi di loro scelsero di rimanere in Inghilterra per combattere nelle forze navali della Francia Libera mentre la maggior parte venne trasferita a Casablanca a bordo di navi inglesi.
La corazzata Jean Bart, che era riuscita ad arrivare a Casablanca, era priva dell'armamento principale, sicché non fu attaccata. Ma a Dakar si trovava la sua gemella Richelieu, il 7 luglio un reparto navale al comando del capitano di vascello Onslow, formato dalla piccola portaerei Hermes e da due incrociatori, si mise alla fonda davanti al porto e al governatore generale venne presentato lo stesso u1timatum di Orano.
Poiché i francesi lo ignorarono, un motoscafo dell'Hermes entrò nel porto la notte dell'8, alle 02.00, e gettò sotto la poppa quattro bombe di profondità che non esplosero perché il fondale era troppo basso. All'alba sei aereosiluranti dell'Hermes si levarono in volo per l'attacco. L'unico siluro che esplose danneggiò lo scafo della Richelieu e le riparazioni, dati gli scarsi mezzi esistenti sul posto, richiesero un anno. Tuttavia la nave non fu mai immobilizzata completamente e il suo poderoso armamento sostenne una parte determinante nel respingere il tentativo di sbarco a Dakar, compiuto dalle forze della Francia Libera il 23 e il 24 settembre 1940.
La divisione navale francese di Alessandria, al comando dell'ammiraglio Godfroy, composta di una vecchia corazzata, quattro incrociatori e tre cacciatorpediniere costituiva una parte integrante della squadra del Mediterraneo orientale comandata dall'ammiraglio Cunningham. Le navi dei due paesi avevano operato di comune accordo e i rapporti fra i due ammiragli erano cordiali. Cunningham si oppose vigorosamente al consiglio impartitogli dall'Ammiragliato il 29 giugno d'impadronirsi delle navi di Godfroy con un'azione simultanea a quella di Somerville a Orano, poiché temeva che un tentativo di cattura condotto con la forza si concludesse con l'affondamento agli ormeggi e la conseguente ostruzione del porto, e riuscí ad arrivare ad un accordo col collega francese per lo scarico del combustibile e la riduzione degli equipaggi.
Ma il 3 luglio Godfroy ricevette dal suo ammiragliato l'ordine di portare immediatamente la divisione al largo e quando ebbe notizia degli avvenimenti di Orano non si considerò più vincolato dall'impegno assunto precedentemente di rinunziare a qualsiasi tentativo di uscire dal porto di Alessandria. L'azione decisa ma corretta intrapresa dall'ammiraglio inglese per evitare uno scontro armato, che fra l'altro aveva fatto trasmettere un appello rivolto dagli ufficiali britannici agli ufficiali e agli equipaggi delle navi francesi, si concluse finalmente il 7 luglio con un accordo scritto in virtù del quale gli inglesi s'impegnavano a rinunziare all'impiego della forza per impadronirsi delle navi e i francesi dal canto loro, consentivano a scaricare il combustibile e a disarmarle, sbarcando gli otturatori dei cannoni e gli acciarini dei siluri.
La decisione d'impiegare se necessario la forza per impedire alle maggiori unità della marina francese ancorate a Orano e altrove di passare sotto il comando tedesco fu dettata dalla convinzione che niente avrebbe potuto trattenere i tedeschi se avessero stabilito d'impadronirsene.
Il Gabinetto di guerra inglese preferí correre deliberatamente il rischio che il governo di Vichy per effetto del gesto di forza, unisse le proprie alle forze dell'Asse, con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate per la Gran Bretagna. Il suo atteggiamento sarebbe stato lo stesso anche se non avesse ignorato le concessioni di Hitler relative all'articolo 8, o le misure prese da Darlan per impedire la cattura della flotta da parte della Germania, e lo confermano le parole di Churchill: " Chi potrebbe prestar fede, a meno di non essere privo delle proprie facoltà mentali, alle parole di Hitler dopo il passato vergognoso e i fatti presenti? ".
Ad Alessandria l'ammiraglio Cunningham aveva dimostrato che si poteva ottenere molto senza ricorrere a un'azione di forza. Le condizioni per il conseguimento di un accordo erano più difficili a Orano, ma dato che nel momento in cui gli fu presentato l'u1timatum l'ammiraglio Gensoul si accingeva a disarmare le proprie navi con un po' di paziente diplomazia si sarebbe arrivati a risultati superiori, forse a quelli ottenuti con la forza.
Fu cosa abbastanza ovvia, che l'attacco di Orano e il trattamento piuttosto duro riservato agli equipaggi internati in Inghilterra suscitassero rancore in Francia. Il governo di Vichy disponeva ancora di un incrociatore da battaglia di quattro incrociatori armati con cannoni da 203 mm e di dieci armati con cannoni da 152 mm di trenta cacciatorpediniere e di settanta sommergibili. Nel Nord Africa si trovavano circa 180 bombardieri e 450 caccia. Se queste forze si fossero unite a quelle dell'Asse dislocate nel Mediterraneo, la situazione degli inglesi sarebbe diventata insostenibile Ma la Francia al momento era disorganizzata e sconfitta e l'unica sua rappresaglia per l'azione di Orano fu l'attacco, che non provocò danni, da parte di una formazione di aerosiluranti contro la Forza H a Gibilterra, nelle prime ore del 5 luglio.
Darlan rinunziò saggiamente a insistere nelle inutili ostilità e ordinò di attaccare le navi britanniche soltanto nel caso che si fossero avvicinate alle coste francesi in un raggio di venti miglia. Le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna furono rotte il 5 luglio. Una delle conseguenze immediate di Orano fu che i tedeschi consentirono alle navi da guerra francesi di restare in pieno armamento. A quelle dei porti nordafricani venne ordinato di rientrare nell'arsenale fortemente munito di Tolone dove sarebbero state al sicuro dal pericolo di cattura da parte inglese ma a portata di mano dei tedeschi. Effettivamente, il 27 novembre 1942 unità militari germaniche entrarono a forza nella base navale, ma i francesi autoaffondarono le navi, come si erano proposti di fare se costretti dalla necessità.
Una conseguenza più grave dell'episodio di Orano fu la profonda animosità che si diffuse nella marina francese e l'incoraggiamento che ne trassero i collaborazionisti e che si rifletté nella resistenza opposta al fallito sbarco delle forze del movimento Francia Libera a Dakar nel settembre 1940 e a quello angloamericano del novembre 1942 nell'Africa Settentrionale. D'altro canto' però, l'attacco contro le navi francesi dimostrò che l'Inghilterra era decisa a continuare a combattere.