Quando si considera il passaggio dalla fase difensiva alla fase all'offensiva da parte delle forze sovietiche davanti a Mosca, bisogna tenere conto degli aspetti particolari della situazione che si era venuta evolvendo nel settore strategico occidentale entro i primi di dicembre del 1941.
Le forze tedesche che si erano spinte a nord-ovest di Mosca e intorno a Tula, con lo scopo di infrangere i fianchi del fronte occidentale per poi accerchiare e catturare Mosca, erano ormai fisicamente e moralmente esauste, e il loro fronte era molto esteso. Ai tedeschi non restavano più riserve e i partigiani russi erano sempre più attivi alle loro spalle. A questo punto l'offensiva non poteva più avere successo, benché i tedeschi continuassero ad attaccare le difese sovietiche per forza d'inerzia.
Tuttavia la situazione, per i difensori era tuttora tesa. Anch'essi avevano subito gravi perdite e non erano ancora riusciti a fermare completamente il nemico. In alcuni punti esso si trovava a trenta chilometri da Mosca, e bisognava che fosse fermato, prima che il comando sovietico potesse dire di aver adempiuto ai suoi compiti.
La controffensiva, perciò, fu concepita durante la battaglia difensiva, e si sviluppò dai contrattacchi sferrati dalle forze sovietiche sui fianchi del fronte occidentale alla fine di novembre e al principio di dicembre.
Fino alla fine di novembre né lo STAVKA né i fronti, in particolare il fronte occidentale, avevano alcun piano per una controffensiva, poiché tutti gli sforzi erano con centrati nel fermare il grosso delle forze tedesche, che era penetrato profondamente nelle difese.
Il 29 novembre a Stalin, fu ragguagliato sulla situazione, e gli venne chiesto di ordinare il trasferimento della 1ª armata di rottura e della 10ª armata dal comando della riserva al fronte occidentale, così che i tedeschi potessero essere colpiti più duramente, fermati e poi respinti da Mosca.
Stalin ascoltò poi chiese se era sicuro che i tedeschi erano in crisi e non potessero mettere in azione qualche grossa formazione fresca. Gli fu assicurato che il nemico era esausto, ma che le forze a disposizione non potevano eliminare i pericolosi salienti senza truppe fresche. Se i salienti non venivano eliminati ora, il nemico sarebbe stato in grado di consolidarli con grandi riserve tratte dal gruppi d'armate sud e nord e la nostra posizione sarebbe allora stata più difficile. Stalin disse che avrebbe consultato lo stato maggiore generale, il capo di stato maggiore, generale Sokolovskij , telefonò laggiù ed espose le ragioni per le quali le armate in questione dovevano essere trasferite a non appena possibile.
Il 30 novembre, Stalin telefonò per chiedere cosa pensasse il consiglio militare dell'idea di organizzare una controffensiva sull'intero fronte. Gli venne risposto che le risorse in uomini e materiali non erano ancora sufficienti, ma che i contrattacchi ai fianchi dei tedeschi potevano sfociare in una controffensiva. Si lavorò al piano tutto il giorno e la conclusione fu che la controffensiva si poteva cominciare il 3-4 dicembre con le armate fresche schierate sui fianchi:
l'ala destra avrebbe mirato a sfondare le forze nemiche davanti a se attaccando a Klin, a Solnecnogorsk e verso Istra;
l'ala sinistra doveva mettere in rotta i suoi oppositori attaccando il fianco e le spalle di Guderian a Uzlovaja e Bogoroditzk.
Al centro la controffensiva avrebbe avuto inizio il 4-5 dicembre: suoi scopi sarebbero stati limitati all'immobilizzazione delle forze nemiche, così che esse non potessero venir spiegate in un nuovo schieramento.
Prima di poter sferrare la controffensiva si doveva fermare l'avanzata tedesca a nord-est di Mosca e verso Kasira, impiegando forze disponibili, più gli elementi di avanguardia delle nuove armate man mano che arrivavano. A causa dello sforzo che costò il contenere lo sfondamento nemico a Naro-Fominsk, si dovette rimandare l'inizio della controffensiva al 6 dicembre.
Il piano venne mandato allo STAVKA con una nota esplicativa e sottoscritto da Stalin senza modifiche. Cosi venne assegnato dettagliatamente alle armate i ispettivi compiti particolareggiati;
le principali operazioni offensive erano affidate alla la armata di rottura, alla 16ª, alla 20ª e alla 30ª armata sull'ala nord; alla 10ª e alla 50ª armata e al gruppo operativo del generale Belov sull'ala meridionale;
l'operazione di “collegamento “ era invece condotta dalle quattro armate di centro, assai deboli (58ª, 33ª, 43ª e 49ª). Lo scopo immediato era l'eliminazione della minaccia su Mosca; le ulteriori operazioni sarebbero dipese dagli sviluppi della situazione poiché, malgrado le nuove armate, i russi non avevano superiorità numerica se non in aerei, ed eravamo numericamente inferiori per carri armati e artiglieria.
Quando fu organizzata la resistenza alla fine di novembre e al principio di dicembre per poi passare alla forma più attiva del contrattacco — i russi non si resero conto delle proporzioni che la controffensiva avrebbe preso. Ci si proponeva per gli attacchi una profondità di 60 chilometri al nord e di circa 100 a sud, ma si comprese durante i contrattacchi del principio di dicembre che il nemico era così esausto che non solo non poteva continuare la sua offensiva, ma non era neppure in grado di organizzare una difesa efficiente. E quando prese a ritirarsi su entrambe le ali, specialmente l'ala sinistra, il comando di fronte sovietico cominciò ad aumentare il peso degli attacchi sia frontalmente che in profondità, cosi che il 5 e il 6 dicembre la controffensiva divenne effettiva.
La controffensiva del fronte occidentale cominciò il 6 dicembre, a nord e a sud di Mosca, dopo una preparazione concentrata da parte dell'aviazione e dell'artiglieria. Nella battaglia che seguì i russi mantennero completamente l'iniziativa. Il fronte di Kalinin, che aveva cominciato la sua offensiva un giorno prima, il giorno 6 , penetrò nelle difese tedesche a sud di Kalinin. La prima armata di rottura e parte della 30ª armata raggiunsero Klin entro il 13 dicembre, la circondarono, e dopo una lotta furibonda la conquistarono entro il 15. La 20ª armata raggiunse Solnecmogorsk entro la sera del 9 dicembre e il 12 ne cacciava il nemico. La 16ª armata liberò Krjukovo il 18 dicembre e sviluppò il suo attacco verso il bacino idrico di Istra.
Sull'ala sinistra, nella zona di Tula, la 50ª armata cominciò appoggiando gli attacchi del corpo rinforzato di cavalleria del generale Belov dal 3 dicembre, e insieme essi procedettero a sconfiggere l'armata Panzer di Guderian, le cui 3ª e 17ª Panzerdivision e 29ª divisione motorizzata iniziarono una frettolosa ritirata verso Venëv, lasciando circa 70 carri sul campo di battaglia, il successo qui fu favorito dal fatto che i russi sferrarono i colpi in un momento in cui la 2ª armata Panzer aveva esteso troppo il proprio fronte nei suoi tentativi di circondare Tula dal sud, e non aveva riserve. La 10ª armata russa entrò nella battaglia il 6 dicembre, presso Michajlov, dove i tedeschi stavano cercando di tener duro per coprire la ritirata del fianco della 2ª armata Panzer.
Gli attacchi della 50ª armata dall'8 dicembre in poi minacciavano la linea di ritirata tedesca da Venëv e Michajlov. Poiché si trovava accerchiato in profondità sui fianchi e non aveva nulla con cui parare i colpi del fronte occidentale e del gruppo operativo del fronte sudoccidentale, Guderian cominciò un'affrettata ritirata verso Uzlovaja, Bogoroditzk e poi Suchinici, mentre i tedeschi, presi dal panico, abbandonavano armi pesanti, automezzi e carri armati. In dieci giorni di combattimento l' ala sinistra sovietica inflisse alla 2ª Panzerdivision una grave sconfitta e avanzò per 130 chilometri.
Il 12 dicembre fu riferito al comando supremo che le forze tedesche su entrambi i fianchi erano state sconfitte e si ritiravano precipitosamente,abbandonando armi ed equipaggiamento e subendo gravi perdite.
Il concetto operativo alla base delle ulteriori operazioni del fronte occidentale, quale si riflette nelle sue direttive dal 13 al 24 dicembre, contemplava un veloce spostamento in avanti dell'ala destra sulla linea, Zubtzov-Gzatzk e del fianco sinistro sulla linea Polotnjanyj-Zavod-Kozelsk. Le forze del centro si trovavano in quel momento sulla linea Mozajsk-Malojaroslavetz, scaglionate indietro.
In altre parole, l'idea era di creare una situazione nella quale le forze russe schierate sui fianchi, proiettate in avanti, potessero porre le premesse per circondare il grosso delle forze del gruppo di armate di centro tedesche.
In particolare le direttive specificavano che:
L'inseguimento deve svolgersi a grande velocità e non si deve perdere il contatto con il nemico. Si deve fare largo uso di forti distaccamenti guida per impadronirsi dei nodi stradali e delle strettoie e per disorganizzare la marcia del nemico e le sue formazioni di combattimento.
Si proibiva categoricamente gli attacchi frontali contro i posti fortificati nemici. Gli scaglioni di avanguardia devono oltrepassarli senza esitazione e lasciare che vengano distrutti dagli scaglioni che seguono.
Queste clausole nacquero dall'esperienza dei primi giorni delle operazioni offensive. In un certo numero di casi, i gruppi di assalto che erano stati creati nelle armate si erano lasciati coinvolgere in lunghi e sanguinosi attacchi frontali. L'avanzata della 30ª e della la armata di rottura nella zona di Min, per esempio, subi un ritardo per questa ragione. In quel periodo si notava dappertutto fra le truppe russe una “esaltazione morale”, i soldati sovietici avevano finalmente visto l'esercito tedesco barcollare e ritirarsi sotto i loro colpi.
Malgrado ciò, bisognava ricordarsi che le truppe russe mancavano ancora di sufficiente esperienza di combattimento, e che molti dei comandanti mancavano di abilità, specialmente nell'organizzare operazioni offensive. Anche mentre stavano attaccando, alcuni di loro non avevano piena fiducia nelle loro possibilità e talvolta temevano di poter essere a loro volta circondati. E cosi ogni tanto unità e formazioni venivano fatte avanzare con circospezione nelle brecce che si formavano nella linea del fronte.
Per di più la mancanza, a quel tempo, di formazioni corazzate mobili, capaci di sfondare le difese e di lanciarsi con tutta rapidità nel luogo d'operazione si faceva acutamente sentire. Si doveva mandare sulla linea di ritirata dei tedeschi sciatori, cavalleria e truppe aviotrasportate. Anche là, alle spalle delle forze tedesche in ritirata, i partigiani sovietici cominciarono una lotta attiva, coordinando le loro operazioni coi consigli militari dei fronti, e complicando notevolmente la situazione per i tedeschi. Naturalmente la cavalleria e gli sciatori non potevano supplire interamente alla mancanza di mezzi corazzati; cionondimeno combatterono e inflissero gravi danni.
Durante la battaglia per Mosca si distinsero, in molte occasioni, i marinai che formavano le brigate di fucilieri di marina. Il fronte occidentale aveva sei di queste brigate, oltre al 10° distaccamento marinai di Mosca e ad una batteria indipendente di mortai da marina con artiglieria a razzi.
Il 10 gennaio 1942 la situazione strategica era la seguente:
Sull'ala destra del fronte occidentale la la armata di rottura, la 20ª e la 16ª armata attaccavano accanitamente la ben organizzata difesa tedesca sui fiumi Lama e Ruza (la 30ª armata era stata trasferita al fronte di Kalinin per ordine dello STAVKA).
Al centro del fronte occidentale la 5a, la 33ª, la 43ª e la 49ª armata stavano sviluppando l'offensiva dalla linea dei fiumi Ruza, Nara e Oka verso Mozajsk, Borovsk, Malojaroslavetz e Kondrovo, superando la resistenza nemica.
L'ala sinistra del fronte occidentale — la 50ª e la 10ª armata e 11° gruppo del generale Belay inseguiva il nemico nella direzione di Juchnov, Mosal'sk e Kirov.
Il fronte di Kalinin attaccava nella direzione generale di Staritza e Rzëv, e l'ala sinistra di questo fronte, tuttora in collaborazione coll'ala destra del fronte occidentale, combatteva sulla linea del fiume Lama contro un'accanita resistenza tedesca.
Le forze del fronte di Brjansk, di recente formazione, combattevano sulla linea del flume Oka, rimanendo alquanto indietro rispetto all'ala sinistra del fronte occidentale.
In questa situazione le armate dell'ala sinistra del fronte occidentale, che erano penetrate in profondità, nelle posizioni tedesche, si trovavano nella miglior situazione per sviluppare con successo l'offensiva, ma per questo sarebbero occorse truppe fresche e ormai il fronte non aveva più riserve. Furono richieste allo STAVKA, ma vennero rifiutate.
Venne considerato ormai concluso il primo stadio della controffensiva, la successiva fase per i tre fronti del comando occidentale ( Kalinin, fronte occidentale e fronte di Brjansk) doveva consistere nel continuare, dopo aver ricevuto appropriati rifornimenti, finché l'offensiva fosse stata completata cioè fino a che tre fronti fossero ritornati alle posizioni che occupavano prima che i tedeschi lanciassero l'operazione « Tifone ».
Se lo stato maggiore che coordinava la controffensiva avesse potuto ottenere dallo STAVKA altre quattro armate (una ciascuno per i fronti di Kalinin e di Brjansk e due per il fronte occidentale) avrebbe avuto una effettiva possibilità di infliggere nuove sconfitte ai tedeschi, respingendoli ancora più indietro da Mosca e raggiungendo la linea Vitebsk Brj ansk-Mozaj sk.
Naturalmente la controffensiva russa di dicembre sulla direttrice strategica centrale aveva avuto molto successo, in quanto le forze d'assalto del gruppo di armate di centro tedesco avevano subito una grave sconfitta e si erano ritirate. Ma i tedeschi erano ancora forti, non solo ad ovest, ma anche sugli altri fronti. Opponeva, al centro, una strenua resistenza, e le offensive sovietiche a Rostov e Tichvin si erano arenate dopo un successo iniziale.
Tuttavia Stalin era influenzato dai successi conseguiti dalla controffensiva, ed era in uno stato d'animo ottimistico. Egli pensava che i tedeschi, che non erano preparati a un combattimento invernale, sarebbero stati egualmente incapaci di resistere all'Armata rossa negli altri settori del fronte, e cosi nacque l'idea di sferrare un'offensiva generale sull'intero fronte, dal lago Ladoga al Mar Nero, il più presto possibile.
La mattina del 5 gennaio 1942 a Mosca, si discusse il piano per le operazioni successive. Erano presenti alla seduta i membri del comitato per la difesa dello stato, il capo di stato maggiore generale (maresciallo Sciaposcnikov) e il suo vice (generale Vasilevskij). Anche N. A. Voznesenskij (capo dell'organizzazione di stato per in pianificazione).
Sciaposcnikov diede un breve resoconto della situazione al fronte e le linee generali del piano per le operazioni. Risultò che Stalin aveva in mente offensive su tutti gli assi principali, miranti a mettere in rotta il nemico davanti a Leningrado, ad ovest di Mosca e al sud.
L'attacco principale doveva essere diretto contro il gruppo d'armate di centro, che doveva essere sconfitto dalle forze del fronte occidentale, del fronte di Kalinin, dell'ala sinistra del fronte nordoccidentale e del fronte di Brjansk.
Il fronte di Leningrado, l'ala destra del fronte nordoccidentale e la squadra navale del Baltico dovevano sconfiggere il gruppo d'armate nord e porre fine al blocco di Leningrado;
I fronti sudoccidentale e meridionale dovevano sconfiggere il gruppo d'armate sud e liberare Donbass;
Il fronte del Caucaso e la squadra navale del Mar Nero dovevano infine liberare la Crimea.
Il passaggio all'offensiva generale doveva aver luogo al più presto.
Riassumendo la situazione Stalin disse: « I tedeschi sono ora in uno stato di confusione a causa della loro disfatta davanti a Mosca e non erano adeguatamente preparati per l'inverno. Ora è il momento migliore per lanciare un'offensiva generale ».
Il piano era grandioso, ma non si avevano in quel momento né uomini né risorse materiali per metterlo in esecuzione.
I sovietici ricevettero le direttive la sera del 7 gennaio e si disposero ad eseguirle. il carattere generale delle operazioni tedesche era definito dall'ordine di Hitler del 3 gennaio 1942, che diceva in particolare:
« Rimanete fermi in ogni centro abitato, non ritiratevi di un passo, combattete fino all'ultima scarica e all'ultima granata questo e ciò che il momento presente esige da noi ». E in una direttiva alle sue truppe il comandante della 23' divisione di fanteria tedesca disse: « La posizione sul fiume Lama dev'essere tenuta fino all'ultimo uomo.»
Perché il comando tedesco insisteva su questo?
La ragione era che sul flume Lama c'erano posizioni difensive costruite dai russi in ottobre e novembre, posizioni sulle quali i tedeschi potevano mantenersi per il momento saldi. Queste posizioni si trovavano su entrambe le rive, correvano da nord a sud, e più oltre si congiungevano con posizioni analoghe sui fiumi Ruza e Nara. Il desiderio di far uso delle vecchie posizioni russe era naturale, poiché era difficile costruirne in fretta di nuove, d'inverno. Inoltre, entro la metà dicembre i tedeschi, che stava portando al fronte ogni genere di divisioni improvvisate e di riserva, oltre a divisioni portate dai territori occupati, erano riusciti ad organizzare per la difesa queste posizioni, e quando le divisioni che si ritiravano da Mosca vi arrivarono, i lavori di riattamento sulle linee difensive lungo questi fiumi erano stati cornpletati.
Il 10 gennaio, dopo un bombardamento di artiglieria di 90 minuti, l'offensiva incominciò, con il tentativo da parte della 20ª armata, di parte della 1ª armata di rottura, del secondo corpo di cavalleria, della 22ª brigata carri e di cinque battaglioni di sciatori di sfondare nell'area di Volokolamsk. Dow dopo due giorni di combattimenti si effettuò uno sfondamento e i carri armati, la cavalleria e gli sciatori furono lanciati attraverso la breccia, in direzione di Sachovskaja. l’11 16 e il 17 gennaio l'ala destra fece buoni progressi, prendendo Lotosino e Sachovskaja e tagliando la linea ferroviaria Mosca-Rzëv. Sembrava che questo fosse il punto adatto per far pressione in modo da ottenere il successo. Ma invece il 19 gennaio arrivò l'ordine di ritirare la 1ª armata di rottura nella riserva del comando. Sokolovskij telefonò allo stato maggiore generale, e gli dissero che l’ordine era venuto da Stalin.
Col trasferimento della 30ª armata sul fronte di Kalinin il 16 dicembre e ora con il ritiro in riserva della prima armata di rottura l'ala destra del fronte occidentale era stata molto indebolita. La 20ª armata dovette essere distribuita lungo un ampio fronte, cosi che quando l’ala destra raggiunse Gzatzk, fu arrestata dal nemico e non poté proseguire. Al centro la 5a e la 33ª armata avevano liberato Ruza, Mozajsk e Vereja entro il 20 gennaio, mentre la 43ª e la 49ª armata avevano raggiunto l'area di Domanovo. Due battaglioni della 201ª brigata paracadutisti e il 250⩝ reggimento aviotrasportato atterrarono nell'area di Zelanje, 40 chilometri a sud di Vjaz'ma, fra il 18 e 22 gennaio per bloccare le vie di ritira del nemico; e la 33ª armata ebbe l'ordine di sfruttare il varco aperto e di impadronirsi di Vjaz'ma in collaborazione con la cavalleria di Belay, le forze aviotrasportate, partigiani e l'11° corpo di cavalleria del fronte di Kalinin.
La cavalleria di Belov sfondò attraversando la rotabile per Varsavia il 27 gennaio e tre giorni dopo si congiunse con le forze aviotrasportate e con i partigiani. il 1° febbraio queste truppe furono raggiunte da tre divisioni di fucilieri rinforzate provenienti dalla 33ª armata, al comando del tenente generale Efrëmov. Si impegnarono incombattimenti sulle vie di accesso a Vjaz'ma.
Nello sviluppare la sua offensiva verso Vjaz'ma la 33ª armata aveva fatto rapidi progressi negli ultimi giorni di gennaio, dall'assenza di un fronte continuo si era arrrivati alla conclusione che i tedeschi non avevano forze sufficienti per difendere Vjaz'ma. Perciò fu deciso di espugnarla prima che i tedeschi potessero far affluire riserve, poiché la sua perdita avrebbe reso molto difficile la posizione di tutte le forze tedesche nella zona. Ma il 3 e il 4 febbraio tedeschi attaccarono e ristabilirono la loro linea lungo il flume Ugra, tagliando cosi fuori le forze russe nella zona di Vjaz'ma. Grosse riserve tedesche arrivarono inoltre dalla Francia e dagli altri gruppi di armate, e la difesa si stabilizzò.
Di conseguenza i russi dovettero lasciare un grosso nucleo di truppe a operare dietro linee
nemiche nella zona boscosa a sudovest di Vjaz'ma, dove avevano le loro basi numerosi distaccamenti di partigiani. La rimasero fino ad
aprile, quando il nemico cominciò a incalzarle, mentre il disgelo impacciava i loro movimenti, rendendo difficili le comunicazioni con
le zone partigiane dalle quali ricevevano vettovaglie e foraggio. Fu deciso di ritirarle attraverso un punto debole nel fronte nemico a
Kirov. Ma il generale Efrëmov pensava che il percorso fosse troppo lungo per il suo gruppo esausto e si mise in contatto radio con lo
stato maggiore generale proponendo la ritirata per una via più diretta attraverso Ugra. Stalin fu d'accordo, in deroga a ciò che
avveniva normalmente, e ordinò che la 43a armata muovesse loro incontro. Questo fu fatto, intorno al 18 aprile, ma il gruppo di
Efremov non arrivò, si seppe più tardi che i tedeschi lo avevano catturato. Il generale Below e i reparti aviotrasportati si attennero
all'ordine originario e uscirono fuori alla fine di giugno principio di luglio attraverso la breccia aperta per loro dalla 10ª armata;
tuttavia le truppe erano molto stanche e avevano perso la maggior parte dell'equipaggiamento pesante.
Nell'esame di questi avvenimenti va sottolineato che i russi commisero un errore nel valutare la situazione operativa nella zona di Vjaz'ma e che
sottovalutarono le capacità del nemico.
Lo STAVKA continò ad esigere crescenti operazioni offensive per tutto marzo, ma ormai i fronti non erano pia in grado di rispondere a tali appelli. Le risorse del paese erano a quel tempo sottoposte alla massima tensione.
La situazione munizioni era particolarmente cattiva. Per esempio, della dotazione progettata per i primi dieci giorni di gennaio non si ricevette che l’1% delle granate da mortaio da 82 mm e il 20-30% delle cariche di artiglieria preventivate. Dei 316 carichi di vagoni ferroviari preventivati neppure uno. A causa della scarsità, di munizioni per l'artiglieria a razzo, una parte di essa dovette essere ritirata nelle retrovie.
Nel rapporto sul fronte presentato a Stalin in data 14 febbraio 1942, Si affermava: « L'esperienza di combattimento ha dimostrato che la scarsità di proiettili rende impossibile condurre un'offensiva d'artiglieria, e di conseguenza il potenziale di fuoco del nemico non distrutto e le nostre unità, attaccando difese non, sufficientemente indebolite, subiscono perdite senza raggiungere i successi sperati ».
Si faceva sempre più difficile vincere la resistenza nemica, ma numerosi rapporti e raccomandazioni del comando del fronte e del consiglio militare, che ponevano l'accento sulla necessità di fermarsi e di rinsaldarsi sulle linee raggiunte, furono respinti. Stalin esigeva che si attaccasse. « Se non avete ottenuto risultati oggi, il otterrete domani. E se anche soltanto impegnate le forze nemiche attaccandole, il risultato si farà sentire su altri settori del fronte » — anche se di fatto non si registravano avanzate da nessuna parte.
Malgrado il grande costo e la mancanza di risultati strategici, una direttiva dello STAVKA del 20 marzo esigeva nuovamente un più energico proseguimento dei compiti precedentemente imposti. Ma anche se si tiene conto dei rinforzi pervenuti, in numero insignificante, i fronti dell'asse occidentale non avevano forze sufficienti. Alla fine di marzo e al principio di aprile Si fece un altro tentativo per eseguire la direttiva del 20 marzo e distruggere le forze tedesche nella zona di Vjaz'ma, ma di nuovo senza risultato. Il disgelo rendeva ancora più difficile il compito di manovrare e rifornire le truppe, e lo STAVKA fu costretto ad accettare la proposta di passare alla difensiva sulla linea Veliki Luki-Veliz-Demidov-Belyj -Duchovscinaflume Dnepr-Nelidovo-Rz6v (esclusa)-Pogoreloe-Gorodisce-Gzatzk-fiume Ugra-Spas-Demensk Kirov Lj udinovo Cholmisci flume Oka.
Quanto sopra sottolinea le occasioni mancate e si riferisce alla pianificazione strategica e all'impiego delle riserve. Tuttavia non può in alcun modo sminuire l'importanza della grande vittoria ottenuta dalle forze sovietiche nella battaglia davanti a Mosca.
I tedeschi persero in tutto più di 500.000 uomini, 1.300 carri, 2.500 cannoni, più di 15.000 veicoli e molto equipaggiamento di altro tipo. Le forze tedesche furono respinte da Mosca per una distanza da 150 a 290 chilometri ad ovest.
La controffensiva dell'inverno 1941-42 fu condotta in condizioni climatiche molto difficili (basse temperature e neve) , senza superiorità numerica sul nemico. I russi avevano più armate dei tedeschi, ma ciascuna di esse uguagliava appena per numero, armi ed equipaggiamento un loro corpo d'armata — e inoltre i fronti non avevano formazioni corazzate né meccanizzate a loro disposizione. Senza di queste, come l'esperienza di guerra ha dimostrato, non si possono condurre moderne operazioni offensive su larga scala e non si possono raggiungere obiettivi decisivi. Prevenire le manovre del nemico, superarlo rapidamente ai fianchi, penetrare sulle strade delle sue retrovie, circondarlo e dividerlo — tutto questo è possibile solo se si hanno a disposizione potenti formazioni di carri armati e motorizzate.