La battaglia per Mosca va annoverata tra gli avvenimenti più importanti della seconda guerra mondiale.Nel pianificare la sua guerra contro l'Unione Sovietica, l'alto comando tedesco si aspettava di avere ragione della resistenza sovietica nel giro di poche settimane e di occupare Mosca.
Nel piano « Barbarossa », approvato da Hitler il 18 dicembre 1940, a proposito dell'occupazione di Mosca si dichiarava: « Essa significherà un successo decisivo sia sul piano politico sia su quello economico, a parte poi il fatto che essa priverà, i russi del loro più importante nodo di comunicazioni ferroviarie ».
Gli strateghi tedeschi si aspettavano che dopo aver occupato la capitale sovietica il grosso del loro « esercito orientale » si sarebbe attestato lungo una linea da Arcangelo al fiume Volga, e che la restante regione industriale degli Urali sarebbe stata distrutta con bombardamenti.
L'attacco di sorpresa sferrato il 22 giugno 1941 dalla Wehrmacht contro l'Unione Sovietica pose le forze sovietiche in una situazione molto difficile. Nei primi mesi della guerra l'Armata rossa subì gravi e amare disfatte. Questo periodo era stato caratterizzato da una inadeguata esperienza di guerra e da un'insufficiente dotazione di armi e di equipaggiamenti moderni.
Nell'autunno del 1941 gli sviluppi della situazione bellica sul fronte orientale continuarono ad essere sfavorevoli all'Unione Sovietica. L'Armata rossa fu costretta a ritirarsi, subendo in battaglie difensive gravi perdite. Nelle sole prime tre settimane dell'invasione i tedeschi posero fuori combattimento 28 divisioni sovietiche, mentre più di 70 subirono perdite del 50% o maggiori, in uomini, armamento ed equipaggiamento. Anche i tedeschi però subirono gravi perdite sul fronte orientale: entro la meta di luglio le forze tedesche attaccanti avevano già perso più di 100.000 uomini, il 50% dei loro carri armati e 1.284 aerei.
I tedeschi tennero saldamente nelle proprie mani l'iniziativa strategica durante tutti i mesi estivi del 1941. Il fronte si stata avvicinando alla capitale sovietica. Ma nella battaglia di Smolensk l'Armata rossa contenne l'avanzata nemica per due mesi, e questo episodio modificò radicalmente l'andamento della campagna.
Il comando tedesco fu costretto ad effettuare un parziale raggruppamento delle sue forze e a sospendere temporaneamente l'offensiva nel settore centrale (quello di Mosca). L'offensiva tedesca contro Mosca fu frenata dalla crescente resistenza dell'Armata rossa e solo all'inizio di settembre, dopo che le sue truppe avevano vinto in Ucraina, Hitler decise che era venuto il momento di puntare su Mosca.
Lo stato maggiore generale tedesco considerava l'offensiva contro la capitale sovietica come l'ultima battaglia della campagna orientale ». Il piano operativo ricevette il nome convenzionale di « Tifone ». Il colpo doveva essere sferrato dal gruppo di armate di centro sotto il comando del feldmaresciallo von Bock: suo compito era quello di smembrare le difese sovietiche lanciando all'attacco tre potenti formazioni corazzate in direzione nord e nord-est dai settori di Duchovscina, Roslavl' e Gluchov; circondare e distruggere le formazioni dei fronti russi occidentale e di Brjansk nelle zone di Vjaz'ma e di Brjansk; infine, sfondare verso Mosca.
I tedeschi concentrarono per l'operazione il grosso delle forze disponibili sul loro fronte orientale: 1.000.000 di uomini, 77 divisioni, tra cui 14 Panzerdivisionen 8 divisioni motorizzate, 1.700 carri armati e cannoni semoventi d'assalto, 19.500 cannoni e mortai, 950 aerei da combattimento. Il 4º Panzergruppe del generale Hoeppner venne richiamato dalla zona di Leningrado per essere schierato sul fronte di Mosca. Dall'Ucraina giunse la 2º Panzerarmee di Guderian. Il generale Hoth attaccò sul fianco settentrionale con il suo 3º Panzergruppe.
Di fronte al gruppo di armate di centro erano schierate le forze del fronte occidentale (al comando del generale I.S. Konev), del fronte della riserva (maresciallo dell'Unione Sovietica S. M. Budënnij) e del fronte di Brjansk (generale A.I. Erëmenko). II numero delle divisioni schierate dalle due parti era pressoché uguale. Le divisioni di fanteria dell'Armata rossa avevano però da 5.000 a 6.000 uomini ciascuna, mentre quelle tedesche ne avevano da 13.000 a 15.000. I tedeschi godevano di una superiorità numerica di due a uno per quanto riguardava i carri armati e l'artiglieria e di quasi tre a uno nel campo degli aerei.
Tutte le strade per Mosca sono aperte
L'attacco della Wehrmacht contro Mosca ebbe inizio prima dell'alba del 2 ottobre 1941. Subito le forze sovietiche vennero a trovarsi in una situazione critica. Nel sistema difensivo si manifestarono alcuni punti deboli. Le riserve, con il cui aiuto il comandante del fronte occidentale stava tentando di effettuare contrattacchi, non erano né abbastanza mobili né numericamente abbastanza forti. La fanteria e la cavalleria organizzarono contrattacchi senza un adeguato appoggio da parte dell'artiglieria o dell'aviazione. Grazie a tutte queste circostanze, gruppo di armate di centro riuscì a penetrare in profondità al di la della linea difensiva. Il grosso delle forze dei fronti sovietici occidentale e della riserva — la 19ª, la 24ª, la 30ª e la 32ª armata furono circondate in prossimità di Vjaz'ma. Come scrisse nelle sue memorie il maresciallo dell'Unione Sovietica G.K. Zukov: « Entro la sera del 7 ottobre tutte le strade per Mosca erano, in sostanza, aperte ›>.
In questa situazione estremamente critica le forze sovietiche che si battevano nella sacca tennero impegnate 28 divisioni tedesche per più di una settimana. Questo fatto ebbe grande importanza strategica, in quanto consentì al comando sovietico di adottare urgenti misure per organizzare nuove difese sulla linea di Mozajsk. In conformità all'ordine dello STAVKA si cominciò in tutta fretta a disporre sulla nuova linea forze provenienti dall'ala destra del fronte occidentale, dai fronti nordoccidentale e sudoccidentale nonché divisioni provenienti dall'Estremo Oriente, dalla regione del Volga, dalla Siberia e dal Kazakistan e brigate di carri armati e reggimenti di artiglieria tratti dalla riserva. Non si poteva certo dire che tutte queste unità fossero bene addestrate o bene equipaggiate, ed inoltre vi era una notevole carenza di armi e munizioni. Comunque, fu possibile mettere insieme con sufficiente rapidità 14 divisioni di fanteria, 16 brigate di carri armati, 40 reggimenti di artiglieria ed altre unità. Lo stato maggiore del comando supremo dell'Armata rossa riunì le forze che combattevano vicino a Mosca in un unico fronte occidentale comandato dal generale di armata Zukov, un esperto capo militare e la cosiddetta linea difensiva di Mozajsk divenne la principale barriera per la difesa di Mosca.
Così, dopo il grave disastro di Vjaz'ma si stava in tutta fretta costituendo un nuovo fronte difensivo e formando nuove armate. L'area di Volokolamsk venne ad essere difesa dalla nuova 16ª armata del generale K.K. Rokossovskij, l'area di Mozajsk dalla 5ª armata del generale D.D. Leljscenko (a partire dal 18 ottobre, dal generale L.A. Govorov), Malojaroslavetz dalla 43ª armata del generale K.D. Golubev e Kaluga dalla 49º armata comandata dal generale K.G. Zacharkin. La difesa del settore Naro-Fominsk fu affidata alla 33ª armata del generale M.G. Efremov.
I combattimenti sulla linea di Mozajsk iniziarono il 10 ottobre. Essi furono particolarmente violenti nei settori di Mozajsk, Malojaroslavetz e Kaluga, verso i quali le forze tedesche avevano puntato dopo essersi lasciata alle spalle Vjaz'ma.
Trovandosi in un grave stato di inferiorità numerica, le unità sovietiche tentarono di opporre un'accanita resistenza per guadagnare tempo e consentire l'arrivo di formazioni fresche e potenti le battaglie si trasformarono in feroci scontri. Sullo storico campo di battaglia di Borodino, dove nel 1812 si era svolta la famosa battaglia contro la Grande Armée di Napoleone, la 32ª divisione di fanteria al comando del colonnello V.I. Polosuchin sostenne, per cinque giorni, i ripetuti attacchi di una formazione corazzata tedesca, mentre la 316ª divisione del generale I.V. Panfìlov opponeva una forte resistenza intorno a Volokolamsk. Le forze sovietiche stavano logorando gli attaccanti ed infliggendo tedeschi gravi perdite. Nonostante ciò, grazie alla superiorità numerica di cui ancora godeva, il gruppo di armate di centro riuscì a superare la linea difensiva di Mozajsk in numerosi punti, e Kalinin, Mozajsk, Volokolamsk e Kaluga caddero nelle loro mani.
La situazione era ormai minacciosa.
Le truppe sovietiche, che arrivavano sulla linea difensiva di Mozajsk in numero sempre crescente, fronteggiavano le divisioni tedesche con grande tenacia. A costo di sforzi inauditi, esse riuscirono infine ad arrestare l'avanzata nemica alla fine di ottobre e nei primi giorni di novembre; le armate tedesche, che nel torso del mese di ottobre erano balzate avanti riuscendo a coprire lungo talune direttrici fino a 265 km, furono costrette a mettersi sulla difensiva ad una distanza di 70-100 km da Mosca. Seguì poi una pausa. L'alto comando sovietico aveva guadagnato tempo preziosissimo per rafforzare ulteriormente le vie di accesso alla capitale.
Il fallimento dell'offensiva contro Mosca costituì una grossa sorpresa per Hitler. II 13 novembre Haider ed i capi di stato maggiore di tutti i gruppi di armate arrivarono a Orsa, località nella quale si trovava in quel momento il comando del gruppo di armate di centro. La sola domanda posta da Haider ai convenuti fu: « E ora? ». Le armate del fronte orientale avrebbero dovuto trincerarsi in attesa della Primavera o avrebbero potuto continuare l'offensiva contro Mosca? Il primo a prendere la parola fu il capo di stato maggiore del feldmaresciallo von Rundstedt, generale von Sodenstern. A nome del gruppo di armate sud egli chiese che l'offensiva in Ucraina venisse arrestata, e che le forze impegnate in quel settore potessero mettersi sulla difensiva. Dopo tutto le sue truppe si trovavano molto a est: avendo raggiunto il Don di fronte a Rostov, esse erano circa 350 km a est del gruppo di armate di centro. Il capo di stato maggiore di Bock, generale Greiffenberg, riferì poi: « Il feldmaresciallo ritiene che la conquista di Mosca costituisca una necessità tanto sul piano militare quanto su quello psicologico. Si deve tenere conto della pericolosa situazione nella quale ci verremmo a trovare qualora l'operazione non riuscisse » egli continue. « ma sarebbe ancora peggio restare immobili nella neve e nel freddo, in aperta campagna, a soli 50 km dall'obiettivo ». Si decise di intraprendere una seconda offensiva contro Mosca il pia presto possibile.
Nonostante la pausa verificatasi nelle operazioni militari davanti a Mosca, la posizione sovietica era sempre molto difficile. I tedeschi avevano già occupato un territorio sul quale viveva circa il 40% della popolazione del paese, e sul quale venivano prodotti il 69% del ferro, il 58% dell'acciaio e 60% dell'alluminio. La produzione industriale lorda era diminuita di 1,2 volte tra il giugno ed il novembre 1941.
Nonostante ciò, erano già stati conseguiti i primi successi. A nord e a sud — a Rostov e Tichvin — forze sovietiche erano passate alla controffensiva, rigettando indietro i tedeschi e stabilendo poi un saldo fronte difensivo. La pausa registratasi davanti a Mosca aveva permesso allo STAVKA di potenziare il fronte occidentale con fresche divisioni di fanteria e di cavalleria e con nuove brigate di carri armati. Quasi tutte le armate del fronte erano state rafforzate con cannoni controcarro e razzi, mentre nei punti più importanti erano state costruite difese anticarro sviluppate in profondità. In complesso, nella prima meta di novembre fronte occidentale ricevette altri 100.000 uomini, 300 carri armati e 2.000 cannoni.
Mosca aveva cominciato a prepararsi per la difesa nei primi giorni dell'anno. Il 22 giugno, a causa del pericolo di incursioni aeree, la città era stata dichiarata in stato di emergenza e nel cielo sopra di essa vennero ancorati palloni di sbarramento. Nelle strade marciava la milizia: Mosca ne aveva formato 12 divisioni. Qua e la si potevano vedere pittori ed imbianchini intenti a mimetizzare edifici, piazze e strade. Di notte la città sprofondava nell'oscurità più completa. Gli uomini addetti alla vigilanza osservavano attentamente ogni finestra per assicurarsi che non ne trapelasse il minimo raggio di luce.Circa 25 battaglioni della milizia pattugliavano giorno e notte i sobborghi, pronti ad eliminare eventuali paracadutisti nemici. La prima incursione aerea della Luftwaffe su Mosca ebbe lungo esattamente un mese dopo l'inizio della guerra, la notte del 21-22 luglio. L'efficiente lavoro di organizzazione dedicato alla realizzazione di difese contraeree diede subito i suoi frutti, 22 aerei furono abbattuti. Nelle settimane seguenti l'attività della Luftwaffe aumentò.
Mosca resistette alla prova cui la sottopose l'aviazione tedesca: dei 4.212 aerei tedeschi che presero parte a 36 incursioni tra luglio ed ii settembre del 1941 solo 120 riuscirono a raggiungere la città. Nello stesso tempo i moscoviti si dedicarono alla costruzione di postazioni difensive sulle strade di accesso alla città. Innanzi tutto essi costruirono la cosiddetta linea difensiva di Vjaz'ma nelle retrovie del fronte occidentale; il 16 luglio, poi, il comitato per la difesa dello stato decise la costruzione della linea di difesa di Mozajsk. Questa linea, situata sulle strade di accesso più vicine alla capitale, fu il frutto degli sforzi di 100.000 moscoviti, due terzi dei quali erano donne, mentre più di 250.000 abitanti di Mosca e del suo distretto contribuirono alla costruzione delle linee di difesa di Podol'sk e Kuntzevo. Oltre a ciò i moscoviti costruirono una linea difensiva lungo i sobborghi settentrionali ed orientali della capitale, una linea le cui più importanti piazzeforti erano situate nella zona dei grandi serbatoi di Chimki e di Tzaritzyn.
Linee difensive vennero costruite non soltanto sulle strade di accesso a Mosca, ma anche all'interno della città stessa. Essa venne divisa per combattimento in due settori, settentrionale e meridionale, e ciascuno di essi fu dotato di tre anelli concentrici di postazioni difensive — il primo lungo la circonvallazione, il secondo sulla circonvallazione Sadovoe ed il terzo sulla circonvallazione Boulevard. In breve tempo la città venne ricoperta con una fitta rete di postazioni per tiratori isolati, di ostacoli anticarro, di barricate e di altri apprestamenti difensivi.
In complesso, nelle linee difensive predisposte per la capitale i moscoviti scavarono 785 km di fossi anticarro e 445 km di parapetti, costruirono 381 km di sbarramenti anticarro e più di 30.000 postazioni per tiratori isolati ed innalzarono più di 1.300 km di reticolati di filo spinato. Circa 1.530 km di sbarramenti di legno furono innalzati nel le foreste del distretto di Mosca.
Mosca era stata trasformata in una fortezza.
Nelle foreste del distretto di Mosca erano già state predisposte basi per i partigiani, contenenti scorte di viveri, medicine, armi e munizioni. Speciale cura venne dedicata alla formazione di piccoli gruppi di partigiani, molti dei quali vennero costituiti nella città stessa. Questi gruppi partigiani, armati dì fucili e bombe a mano e forniti di piccole scorte di viveri e con indumenti particolarmente caldi, venivano inviati nelle retrovie delle forze tedesche. Complessivamente, sul territorio della regione di Mosca ci furono più di 40 distaccamenti partigiani, consistenti in circa 10.000 uomini. Nella regione di Tula operavano più di 30 distaccamenti partigiani. Come già detto, la grave situazione venutasi a creare sul fronte dopo l'efficace inizio dell'offensiva tedesca contro Mosca impose l'adozione di misure di emergenza. Il 19 ottobre venne pubblicato un decreto del comitato di difesa dello stato. Esso dichiarava che la difesa della capitale lungo linee situate 100-120 km ad ovest di essa era stata affidata al comandante del fronte occidentale, generale d'armata G.K. Zukov, e la responsabilità della difesa di Mosca lungo le sue direttrici di accesso al comandante della guarnigione di Mosca, tenente generale P.A. Artemev.
Al fine di garantire la sicurezza delle retrovie delle linee difensive di Mosca e di salvaguardare le retrovie delle forze che le difendevano, nonché al fine di impedire qualsiasi attività sovversiva da parte di spie, sabotatori ed altri agenti tedeschi, il comitato per la difesa dello stato decretava: L'applicazione di uno stato di emergenza nella città di Mosca e nelle regioni adiacenti a partire dal 20 ottobre 1941;
il divieto a persone e mezzi da trasporto di ogni genere di circolare nelle strade dalla mezzanotte alle ore 5 di mattino;
L'immediato arresto e la traduzione davanti ad un giudice del tribunale militare di chiunque turbasse l'ordine pubblico, nonché l'immediata fucilazione dei provocatori, delle spie e di qualsiasi agente nemico che incitasse a violare l'ordine pubblico.
Il comitato per la difesa dello stato fece appello a tutti i lavoratori della capitale affinché mantenessero l'ordine e la calma.
Tutto il paese contribuì alla difesa di Mosca. Un ininterrotto flusso di treni portò truppe, armi ed equipaggiamenti militari dalle regioni centrali del paese, dagli Urali dalla Siberia, dalla regione del Volga e dall'Asia centrale; ogni giorno ai tre fronti del settore di Mosca arrivavano da 100 a 120 treni carichi di tutto quanto poteva essere necessario. A scopo di raffronto, e interessante notare che nei critici giorni della battaglia per Mosca il gruppo di armate di centro tedesco riuscì a far pervenire in prima linea solo 23 treni al giorno invece dei 70 necessari.
Lo STAVKA era adeguatamente informato della nuova offensiva che il nemico stava per sferrare, nonché dei preparativi che il gruppo di armate di centro stava facendo per sferrare gli attacchi principali sui fianchi del fronte occidentale russo. Al generale Zukov fu affidato il compito di impedire che Mosca venisse aggirata sui fianchi; nello stesso tempo i fronti di Kalinin e quello sudoccidentale (immediatamente adiacenti, a nord e a sud, al fronte occidentale) dovevano invece difendere saldamente le loro posizioni, in modo da impegnare ingenti forze tedesche, impedendone l'impiego contro Mosca.
Per la seconda offensiva contro Mosca, l'alto comando tedesco assegnò al gruppo di armate di centro 51 divisioni, delle quali 13 Panzer e 7 motorizzate. Una possente formazione corazzata formata dal 3º e dal 4º Panzergruppe doveva puntare sulla città da nord-ovest, e la 2ª Panzerarmee da sud ovest. La 4ª armata del feldmaresciallo von Kluge doveva attaccare da ovest, mentre la 9ª e la 2ª armata avevano il compito di coprire sui fianchi questo ariete formato da unità corazzate e di fanteria.
Alla meta di novembre il fronte occidentale sovietico disponeva di un numero di divisioni maggiore di quello schierato dal gruppo di armate di centro tedesche. Ma esse erano a ranghi ancora meno completi delle divisioni tedesche ed avevano una minore potenza di fuoco. Quantitativamente, i tedeschi continuavano dunque ad essere superiori 2,5 a 1 in cannoni e mortai, 1,5 a 1 in carri armati. Le forze aeree sovietiche erano invece superiori a quelle tedesche: 1,5 a 1.
Dopo aver concentrato il grosso delle sue forze lungo le più importanti strade che conducevano a Mosca, il gruppo di armate di centro riprese l'offensiva contro la capitale sovietica il 15 e il 16 novembre. Lentamente e faticosamente, subendo gravi perdite, le forze tedesche si aprivano la strada verso Mosca, vedendo la conquista della città come loro unico obiettivo. Ma le postazioni di artiglieria e le difese anticarro sovietiche, scaglionate in profondità, impedirono loro di sfondare il fronte. Le divisioni sovietiche si ritirarono lentamente ed in perfetto ordine su linee già preparate e difese dell'artiglieria. Ovunque i tedeschi incontrarono una resistenza tenace. Sull'ala sinistra del fronte occidentale la 2ª Panzerarmee di Guderian aveva già raggiunto l'importante centro industriale e ferroviario di Tula entro la fine di ottobre. I suoi numerosi tentativi di conquistare la città erano stati neutralizzati con successo dalle truppe della 50ª armata del generale I.V. Boldin e da distaccamenti formati dai lavoratori di Tula; quando inizio la seconda offensiva, Guderian tentò di aggirare Tula a nord-ovest, con l'obiettivo di isolarla e quindi catturarla. Ma i difensori dì Tula respinsero ancora una volta gli attacchi tedeschi. Impiegando con successo i cannoni contraerei contro i mezzi corazzati tedeschi, la città resistette, diventando il bastione meridionale del fronte occidentale. Guderian decise allora dì lasciare parte delle sue forze a coprirgli entrambi i fianchi e di gettarsi verso nord con il grosso delle sue forze corazzate in modo da sbucare a est di Mosca e ricongiungersi con il 2º e il 3º Panzergruppe, che stavano in quel momento attaccando da nord-ovest. Egli attacco quindi in corrispondenza dei ponti sul fiume Oka, in prossimità di Kasira.
Si sviluppò in tal modo una situazione critica. Entro la fine di novembre le forze tedesche impegnate contro il settore settentrionale del fronte occidentale avevano raggiunto il canale di Mosca ed il villaggio di Krasnaja Poljana, distante solo 29 km da Mosca e le loro unità di punta si erano spinte ancora più vicino. Nel centro del fronte i tedeschi avevano raggiunto il villaggio di Burtzevo, 40 km da Mosca, e a sud Kasira, 110 km dalla capitale. Il fronte difensivo sovietico era così piegato ad arco, ed in alcuni settori era molto indebolito; sembrava che l'ultimo sfondamento fosse ormai inevitabile.
Il generale tedesco Blumentritt, già capo di stato maggiore della 4ª armata durante l'offensiva di Moses, scrisse poi: Con l'aumentare delle difficoltà, il ritmo dell'offensiva di ambedue i Panzergruppe rallentò; comunque, essi continuarono ad avanzare. Gettando nella battaglia le loro ultime riserve, riuscirono a conquistare Klin e a raggiungere il canale di Moses. In questo settore loro fianco settentrionale fu improvvisamente attaccato da unità russe fresche. Negli ultimi giorni di novembre le nostre unite avanzate che attaccavano in direzione di Mosca raggiunsero Ozeretzky, e alcune pattuglie in esplorazione delle nostre unità di carri armati riuscirono perfino a penetrare nei sobborghi occidentali di Mosca. Ma ormai la forza offensiva di ambedue i nostri Panzergruppe si era completamente esaurita.
Il maresciallo G.K. Zukov diede la seguente valutazione dello stato delle forze tedesche nella fase finale della loro offensiva: « Schierando le sue forze d'assalto su di un ampio fronte ed effettuando così lunghe puntate con le sue punte corazzate, nel corso della battaglia per Moses il nemico estese le sue forze lungo il fronte in una misura tale che quando dovette affrontare gli ultimi scontri nelle immediate vicinanze di Moses esse avevano ormai perso ogni capacità di effettuare uno sfondamento. II comando supremo tedesco non aveva previsto che la battaglia per Moses avrebbe comportato perdite così ingenti come quelle che i gruppi di assalto delle sue unità scelte finirono con il subire, e non poté compensare tali perdite e rafforzare il suo gruppo di forze operante nel settore di Mosca ».
A nord di Mosca, dove la situazione era particolarmente minacciosa, il comando del fronte occidentale aveva già cominciato, il 30 novembre, a immettere nella battaglia alcune formazioni della la armata d'assalto del generale von Manteuffel, che stavano attraversando il canale di Mosca. L'avanguardia dell'armata, costituita dalla 50ª brigata di fanteria del tenente colonnello V.V. Rjabov, proseguì direttamente la sua marcia gettando nello scompiglio le unità della 7ª Panzerdivision del generale von Manteuffel, che stavano attraversando il canale di Mosca. I tedeschi cominciarono in tutta fretta a mettersi sulla difensiva.
Un poco più a sud, dove il nemico aveva raggiunto il punto più vicino a Moses, alcune unità di un'altra armata fresca distaccata dalla riserva dell'alto comando la 1ª furono gettate nella mischia nei primi giorni di dicembre. Con i loro contrattacchi, esse costrinsero la la Panzerdivision a mettersi sulla difensiva.
In tal modo l'ostinata resistenza opposta dalla 16ª e dalla 30ª armata e l'inserimento di due armate fresche (la 1ª d'assalto e la 20ª) provocarono un sostanziale mutamento della situazione sulle vie d'accesso nordoccidentali a Moses. Le forze tedesche che costituivano l'ala più forte del movimento accerchiante (quella settentrionale) furono ovunque bloccate. A sud di Mosca un contrattacco sferrato dal II corpo d'armata di cavalleria del generale B.A. Belay, che era stato trasferito nel settore di Kasira, riuscì a ricacciare indietro le unità corazzate di Guderian che stavano attaccando in direzione nord.
Nei primi giorni di dicembre l'offensiva contro Mosca fu quindi arrestata dai contrattacchi sferrati dalle forze sovietiche. Nei venti giorni della seconda offensiva le perdite tedesche ammontarono a circa 155.000 uomini (morti, feriti e congelati), a circa 800 carri armati, a 300 tra cannoni e mortai e, non disponendo di riserve, il gruppo di armate di centro fu costretto a rinunciare ad ogni ulteriore tentativo di conquistare Mosca.
La tenace resistenza dell'Armata rossa nei mesi di ottobre e novembre costituì la base per una controffensiva di fronte a Mosca. Entro l'inizio di dicembre ii rapporto di forze tra le due parti era in qualche misura cambiato. Le forze tedesche erano ancora superiori in carri armati e artiglieria. Ma Hitler non aveva più riserve di uomini. L'alto comando dell'Armata rossa disponeva invece, nella riserva strategica, di 28 divisioni di fanteria e di cavalleria. Una parte cospicua di queste divisioni fu inviata a Mosca, dove lo STAVKA si proponeva di strappare al nemico l'iniziativa strategica mediante un colpo decisivo, e quindi di sconfiggerlo. I piloti sovietici stavano sempre di più assicurandosi il controllo del cielo. Tra 15 novembre e il 5 dicembre la Luftwaffe effettuò circa 4.500 missioni, l'aviazione sovietica 16.000.
L'obiettivo immediato della controffensiva era quello di annientare le formazioni d'assalto nemiche spintesi in avanti sui fianchi del fronte. L'ulteriore svolgimento delle operazioni sarebbe stato dettato attraverso ordini impartiti nel corso stesso della controffensiva, e dipendenti dal modo in cui si fosse sviluppata la situazione, in modo da infliggere al nemico le massime perdite, ricacciarlo indietro il più lontano possibile da Mosca, ed eliminare ogni pericolo immediato per la capitale.
I preparativi per la controffensiva nella quale si prevedeva di impegnare tre fronti (occidentale, di Kalinìn e sudoccidentale) vennero intrapresi mentre erano ancora in pieno svolgimento le battaglie difensive.
In quei giorni la temperatura era estremamente rigida. Lo spesso manto nevoso rendeva molto difficile concentrare le forze, raggrupparle e inviarle sulle basi di partenza; ma tutte le difficoltà furono superate, ed entro la mattina del 6 dicembre tutte le forze erano pronte ad iniziare la controffensiva.
Intanto il rapporto di forze sul fronte russo-tedesco era cambiato, in dicembre l'esercito tedesco, comprese le forze degli alleati di Hitler, ammontava a 5.000.000 di uomini, 35.000 tra cannoni e mortai, 1.400 carri armati e circa 2.500 aerei, mentre l'Armata rossa aveva un po' più di 4.000.000 di uomini, 32.000 tra cannoni e mortai, circa 2.000 carri armati e circa 3.700 aerei. In altre parole, mentre in ottobre la superiorità tedesca riguardante l'artiglieria era stata di 2 a 1, ora era ormai quasi scomparsa; per quanto concerneva i carri armati e gli aerei, l'Armata rossa aveva addirittura scavalcato il nemico, assicurandosi un vantaggio di 1,5 a 1.
Il piano per la controffensiva di Mosca prevedeva operazioni simultanee da parte dei tre fronti:
fronte di Kalinin (generale I.S. Konev)
fronte occidentale (generale G.K. Zukov)
fronte sudoccidentale (maresciallo dell'Unione Sovietica S.K. Timoscenko).
Loro obiettivo immediato era la distruzione degli ormai deboli gruppi d'assalto tedeschi. I1 fronte di Kalinin doveva attaccare le retrovie delle forze schierate davanti al fronte occidentale, quest'ultimo doveva annientare il nemico a nord-ovest e a sud di Mosca, mentre il fronte sudoccidentale avrebbe affrontato i tedeschi nel settore di Eletz ed aiutato il fronte occidentale ad annientare il nemico di fronte a Tula.
Oltre alle due armate fresche (la 1ª d'assalto e la 20ª) appena fatte affluire dallo STAVKA, il fronte occidentale fu rafforzato anche dall'arrivo della 10ª armata del generale L.I. Golikov, la quale venne schierata a sud di Mosca, contro il fianco dell'armata di Guderian. Le nuove armate della riserva avrebbero svolto il ruolo più importante nella controffensiva, e oltre ad esse lo STAVKA concesse al fronte occidentale sei brigate corazzate ed altre unità.
All'inizio di dicembre i tedeschi avevano davanti a Mosca più di 800.000 uomini, circa 10.000 cannoni e mortai, circa 1.000 carri armati e più di 600 aerei. Le forze sovietiche comprendevano 719.000 uomini, più di 5.700 fra cannoni e mortai, 720 carri armati e 1.170 aerei.
La controffensiva dei fronti occidentale e di Kalinin ebbe inizio il 5-6 dicembre. Fin dall'inizio le operazioni militari assunsero un carattere di estrema violenza e le truppe dei generali LI. Maslennikov, V. A. Juscevic e D.D. Leljuscenko superarono le difese tedesche riuscendo ben presto a interrompere la linea ferroviaria Kalinin-Mosca. Le formazioni dei generali K.K. Rokossovskij e V.I. Kuznetzov ricacciarono indietro le truppe d'assalto tedesche da Jachroma e da Krasnaja Poljana. A sud di Mosca le divisioni dei generali B.A. Belov e F.I. Golikov attaccarono la 2ª Panzerarmee di Guderian esercitando su di essa una irresistibile pressione. Nella loro ritirata i tedeschi abbandonarono armi ed equipaggiamenti, feriti ed uomini colpiti da congelamento. I generali tedeschi tentarono di indurre i soldati a mantenere le loro posizioni.
Ma i fronti occidentale, di Kalinin e sudoccidentale stavano ormai spingendo sempre più indietro il gruppo di armate di centro. I tedeschi stavano ritirandosi su di un fronte di circa 800 km, lasciandosi alle spalle migliaia di morti e feriti, di armi, di materiali di equipaggiamento e di autoveicoli. Le forze sovietiche liberavano una città dopo l'altra: riconquistando Kalinin, Klin, Volokolamsk e Kaluga, esse avanzarono da 100 a 250 km. Le truppe d'assalto tedesche che avevano attaccato in direzione di Mosca erano decisamente sconfitte.
All'inizio del gennaio 1942 la controffensiva strategica nel settore occidentale sovietico si arrestò. Le forze dei fronti occidentale, di Kalinin e sudoccidentale, attaccando nonostante le proibitive condizioni di un inverno particolarmente freddo e nevoso, avevano sconfitto davanti a Mosca 38 divisioni nemiche. Le Panzerarmee della Wehrmacht avevano subito una grave disfatta. La minaccia immediate che gravava su Mosca e sull'area industriale di Mosca era stata allontanata.
I piani di Hitler che prevedevano la conquista dell'Unione Sovietica entro il 1941 mediante «una breve campagna » erano dunque falliti, ed i capi del terzo Reich si trovarono di fronte la necessita di sostenere una lunga guerra. II grosso delle forze armate tedesche era saldamente impegnato sul fronte orientale, cosicché Hitler e i suoi generali si videro costretti a mutare la loro strategica di guerra e a rivedere tutte le loro valutazioni economico-militari. Tra il dicembre 1941 e l'aprile 1942 lo stato maggiore generale tedesco avrebbe dovuto inviare sul fronte russo-tedesco un rinforzo di 40 nuove divisioni, per un totale di circa 800.000 uomini e l'allontanamento dall'Europa di forze così ingenti eliminò ogni possibilità di resuscitare il piano « Leone Marino » per l'invasione della Gran Bretagna.
Dopo la disfatta di Mosca, Hitler esonerò quasi tutti i generali che avevano occupato le posizioni più alte sul fronte orientale, compresi ii comandante in capo dell'esercito, Brauchitsch, e tutti e tre i comandanti dei gruppi di armate: Bock, Leeb e Rundstedt, in totale 35 alti ufficiali.
La disfatta patita davanti a Mosca dimostra in modo convincente quanto la strategica di Hitler avesse sbagliato nel valutare le capacità di resistenza delle forze armate sovietiche e in quale misura avesse sottovalutato il patriottismo del popolo sovietico.
Il maresciallo Zukov « Nonostante la loro accurata preparazione, nella guerra con l'Unione Sovietica i nazisti si trovarono a fronteggiare un gran numero di importanti ed imprevedibili circostanze. Essi non avevano mai pensato, ad esempio, che nell'Unione Sovietica essi avrebbero dovuto combattere su due fronti: da una parte l'Armata rossa, dall'altra possenti forze partigiane, che operavano con grande efficacia nelle loro retrovie sotto la guida di numerose organizzazioni clandestine di partito. Ne i nazisti avevano previsto che già nel 1941 le loro forze sarebbero state cosi esauste e dissanguate da essere costrette, senza aver raggiunto alcuno dei loro obiettivi strategici, a passare sulla difensiva, perdendo l'iniziativa strategica ».
Dopo la battaglia per Mosca L'esercito tedesco fu costretto a restare sulla difensiva per tutto l'inverno e per la primavera seguente, e non riuscì più ad organizzare alcuna offensiva simultanea lungo l'intero fronte strategico russo-tedesco.
La vittoria sotto le mura di Mosca costituì un nuovo stimolo al rafforzamento della coalizione anti hitleriana e ad una più stretta cooperazione tra le grandi potenze che combattevano contro il blocco dell'Asse. Nei paesi europei occupati i movimenti di resistenza si svilupparono. I partigiani sovietici cominciarono a sferrare corpi sempre più duri contro gli invasori. Sull'Europa cominciava a spuntare una debole speranza di un futuro diverso.