Il Fronte Finlandese
Anche se alla fine della " guerra d'inverno " era stato firmato a Mosca il trattato di pace nel marzo 1940, i capi finlandesi erano convinti che i russi sarebbero tornati all'attacco, con lo scopo di porre fine all'indipendenza del paese. La politica di pressione e di disturbo esercitata dall'URSS verso la Finlandia non fece che rafforzare la loro convinzione.
Così, quando nell'agosto 1940 la Germania chiese segretamente alla Finlandia il permesso di far passare le sue truppe dislocate nella Norvegia settentrionale, proponendo allo stesso tempo la vendita di armi, i finlandesi accettarono le due richieste, mentre dietro il paravento dell'accordo di transito le truppe tedesche poterono realizzare un sistema di basi nella Finlandia settentrionale.
Hitler era spinto a questa manovra da due buoni motivi:
• mettere le sue truppe in grado di impossessarsi in brevissimo tempo dei vitali giacimenti di nichel della Finlandia settentrionale, qualora ciò si fosse reso necessario (operazione " Renna ");•preparare le basi per un possibile attacco tedesco contro Murmansk e la sua linea ferroviaria (operazione " Volpe argentata ").
In novembre Hitler respinse la richiesta di Molotov, nella quale si chiedeva che la Germania desistesse dalle sue interferenze in Finlandia, ponendo in pratica il veto alle aspirazioni russe ad asservire la nazione Finlandese.
Il piano definitivo elaborato dai tedeschi per le operazioni in quest'area prevedeva di trasferire truppe nella Finlandia settentrionale poco prima del giorno iniziale dell'operazione " Barbarossa ", mentre i finlandesi, avvisati in anticipo, avrebbero cooperato allo svolgimento dell'operazione " Volpe argentata ", minacciando da nord Leningrado con il grosso del loro esercito.
Questi piani furono resi noti ai capi finlandesi nel maggio 1941, e da questi tacitamente accettati durante gli incontri svoltisi a Helsinki all'inizio di giugno, anche se le due parti non giunsero ad un accordo formale.
Le truppe tedesche cominciarono a sbarcare in Finlandia l'8 giugno 1941, mentre la mobilitazione generale finlandese ebbe inizio il 16 successivo.
Poiché il 22 giugno i concentramenti di truppe non erano ancora stati completati, in un primo tempo la Finlandia adottò verso il piano d'invasione della Russia un atteggiamento ambiguo, ma le attività tedesche in territorio finlandese provocarono, il 2 giugno, una serie di incursioni aeree russe, e ciò offrì alla Finlandia l'opportuno pretesto per entrare in guerra.
Dopo il marzo 1940 le forze armate finlandesi erano state riorganizzate. L'esercito comprendeva ora 16 divisioni di fanteria con tre brigate di truppe scelte: la brigata di cavalleria e due brigate Jager. L'artiglieria da campagna era stata molto potenziata, e dotata di adeguate scorte di munizioni; erano state costituite alcune unità di carri armati con i mezzi russi catturati durante la " guerra d'inverno ", ed erano stati adottati apparecchi radio per i collegamenti; l'aviazione, infine, era stata potenziata e modernizzata, anche se in misura modesta.
Il grosso dell'esercito continuava però a dipendere dai cavalli per il traino delle artiglierie e per il trasporto dei rifornimenti, sui telefoni da campo e sulle staffette per i collegamenti, ed aveva poca artiglieria pesante e nessun bombardiere pesante, tutti elementi che limitavano la sua capacità offensiva. Per la campagna del 1941 la Finlandia mobilitò più di 400.000 uomini.
All'inizio delle ostilità, verso la fine del giugno 1941, il fronte finlandese tedesco era diviso in due parti da una linea che correva da Oulu verso est.
A nord di questa linea le operazioni erano condotte dall'AOK (Arméeoberkommando, comando supremo dell'esercito) norvegese, al comando del generale von Falkenhorst. Sull'oceano Artico, di fronte a Murmansk, egli schierava il Gebirgsskorps (corpo d'armata da montagna) di Dietl, con due divisioni da montagna; al centro si trovava il XXXVI corpo d'armata, con la 169ª divisione, la Panzerdivision " SS " e la 6ª divisione finlandese, che si appoggiava su Rovaniemi; l'ala destra, infine, era coperta dal III corpo d'armata finlandese con una sola divisione.
A sud di questa linea, il maresciallo Mannerheim comandava 13 divisioni e tre brigate alle quali si aggiunse quasi subito la 163ª divisione tedesca. Il grosso di queste forze era schierato lungo il tratto di frontiera rivolto a sud est.
I russi coprivano le vie d'accesso a Leningrado provenienti dal nord con la 23ª armata al comando del generale Gerasimov. La 7ª armata, al comando del generale Meretzkov, doveva coprire la frontiera dal lago Ladoga a Uch'ta con sole tre divisioni in prima linea e due di riserva. A nord, la 14ª armata copriva gli accessi a Murmansk e al mar Bianco con quattro divisioni ed una divisione corazzata di riserva. Oltre a ciò, la base russa di Hanko, nella Finlandia occidentale, aveva una guarnigione di 27.000 uomini che avrebbe fissato un'intera divisione finlandese. Poiché le operazioni iniziarono dopo il 22 giugno, non vi fu alcun elemento di sorpresa ed i russi poterono occupare le postazioni difensive predisposte.
Nel settore di Falkenhorst le operazioni erano dominate dai problemi connessi ai rifornimenti ed alle vie di comunicazione. Tre erano le linee d'accesso:
attraverso la frontiera lungo il litorale dell'oceano Artico; lungo la ferrovia Kemijárvi Kandalaksa (ancora incompleta in territorio finlandese); lungo le strade appena tracciate che congiungevano Louchi a Kem';
Le tre vie d'accesso erano separate l'una dall'altra da immense distese di terreni selvaggi e impenetrabili. Dal lato finlandese della frontiera le comunicazioni d'arroccamento erano pessime. mentre i russi avevano il vantaggio di avere alle spalle la linea ferroviaria di Murmansk, con diramazioni e strade che conducevano al fronte. La natura del terreno favoriva la difesa.
Con una superiorità di solo 3 a 2, gli attaccanti dovevano ripartire le loro forze fra tre settori separati che ben difficilmente avrebbero potuto appoggiarsi l'un l'altro, mentre i russi, grazie al migliore sistema di comunicazioni, potevano concentrare le loro forze nei punti vitali con maggiore rapidità degli attaccanti. Il risultato fu che ogni attacco sferrato dai finlandesi o dai tedeschi dopo un'avanzata iniziale finiva con l'arenarsi, e ogni successivo sforzo era rapidamente annullato da una resistenza crescente.
Dal 29 giugno, le truppe di Dietl lanciarono tre successivi attacchi verso Murmansk. Ma, ostacolate dal fatto di non essere riuscite ad impadronirsi della penisola dei Pescatori alle loro spalle e dall'assoluto dominio che i russi esercitavano sul mare, in settembre finirono con il trincerarsi lungo la linea del fiume Litsa.
Il XXXVI corpo d'armata, attaccando lungo la linea ferroviaria proveniente da Kemijárvi, riuscì a scacciare i russi dal settore di Salla, ma fu poi bloccato esattamente dietro la frontiera del 1939. Sulla destra dello schieramento, il III corpo d'armata finlandese si trovò bloccato all'inizio di settembre poco prima di Uch'ta, il primo degli obiettivi più importanti, mentre il suo secondo tentativo, appoggiato da unità tedesche fu bloccato in novembre in prossimità di Kesten'ga.
I piani di Mannerheim si ispiravano a due considerazioni, una politica e una militare. Il paese si aspettava da lui la riconquista dei territori ceduti nel 1940, mentre egli intendeva spingersi più avanti, nella Carelia sovietica, fino a raggiungere la linea fiume Svir' lago Onega lago Segozero, in modo da formare una zona cuscinetto con un fronte poco sviluppato e quindi più facilmente difendibile. Egli era stato indotto a credere che, aggirando Leningrado, i tedeschi sarebbero risaliti da sud fino a congiungersi con le sue truppe sul fiume Svir'. I tedeschi avrebbero poi catturato Leningrado, eliminando cosi la necessità di un fronte finlandese in Carelia.
Il fronte di Mannerheim era in sostanza spezzato in due dal lago Ladoga, e le risorse di cui disponeva gli avrebbero consentito di attaccare solo in un settore per volta. Pertanto, conformemente alle richieste tedesche e al suo personale desiderio di non avvicinarsi a Leningrado finché i tedeschi non si fossero avvicinati molto di più, egli decise di iniziare le operazioni a nord de lago, e il 28 giugno costituì l'armata di Carelia agli ordini del generale Heinrichs.
Il piano prevedeva che le forze finlandesi scendessero sul Ladoga da nord ovest, intrappolando contro il lago i difensori russi, e rastrellassero poi l'area a nord fino alla frontiera del 1939. L'attacco ebbe inizio il 10 luglio: i finlandesi disponevano di una superiorità numerica di due a uno e i russi commisero l'errore tattico di voler resistere ostinatamente lungo le linee difensive di frontiera sebbene non avessero riserve con le quali far fronte a un eventuale sfondamento. Le forze finlandesi raggiunsero il lago Ladoga il 16 luglio, spezzando in due il fronte russo, e avanzarono poi rapidamente verso sud est lungo la sponda del lago fino alla posizione di Tuulos.
A sud di questo sfondamento, nonostante la loro accanita resistenza le superstiti forze russe furono progressivamente ricacciate contro la sponda del lago. Alla fine di luglio il tentativo di una divisione fresca proveniente dall'istmo di Carelia di portarsi in loro aiuto falli. Entro il 7 agosto alcune unità delle due divisioni russe erano state accerchiate, e sette giorni dopo tre divisioni finlandesi scesero in campo per annientarle, ma i russi svolsero un'abile azione di retroguardia. riuscendo a imbarcare e a portare in salvo quasi tutti i loro uomini. Essi si erano battuti bene nonostante il rapporto numerico sfavorevole; nell'inseguimento i finlandesi erano invece stati lenti e goffi.
Il fianco sinistro dell'armata di Carelia non si comportò altrettanto bene. In questo settore l'offensiva, nella quale la 163ª divisione tedesca svolse una parte di primo piano, fu arrestata entro la fine di luglio, quando gli attaccanti si trovavano ancora a meno di metà strada dai loro obiettivi. I russi condussero con grande abilità un'azione ritardatrice che continuò per tutto il mese di agosto. Il 25 agosto i finlandesi lanciarono un ultimo attacco: grazie a una brillante avanzata sul fianco attraverso un terreno quasi impraticabile, entro il lº settembre raggiunsero la linea su cui Mannerheim aveva predisposto di fermare l'avanzata delle proprie truppe. I russi dimostrarono quale importanza attribuissero a questo settore impiegandovi per la prima volta i carri armati T/34 contro i quali i cannoni controcarro finlandesi non potevano fare nulla. L'armata di Carelia aveva a questo punto a disposizione pochi giorni per preparare la seconda fase della sua avanzata.
I piani di Mannerheim per riconquistare l'istmo di Carelia prevedevano un avvicinamento indiretto. In una prima fase la sua ala sinistra avrebbe occupato l'area a nord del fiume Vuoksi, aggirando Viipuri, e si sarebbe poi diretta verso il golfo di Finlandia per interrompere le linee di comunicazione tra le forze russe e Leningrado.
In una seconda fase, un attacco diretto contro Viipuri avrebbe bloccato i russi finché la trappola non si fosse completamente chiusa alle loro spalle. Questo tipo di manovra gli avrebbe inoltre consentito di usare successivamente la sua artiglieria pesante in ambedue gli attacchi, cosa, questa, molto importante poiché i russi erano fortemente sistemati a difesa.
Il 31 luglio, due divisioni finlandesi iniziarono l'attacco con un efficace appoggio di artiglieria; anche se in un primo tempo i progressi furono alquanto limitati, quando il 4 agosto entrò in scena una terza divisione, l'offensiva riprese con tale vigore che ben presto la 198ª e la 142ª divisione russa si trovarono quasi completamente accerchiate sulle sponde del lago Ladoga.
Ancora una volta, una brillante azione di retroguardia consenti ai russi di imbarcare ed evacuare la massima parte degli uomini, delle armi e dell'equipaggiamento, tenendo impegnate in quel settore considerevoli forze finlandesi fino al 19 agosto. Dopo aver energicamente respinto, l'11 agosto, un contrattacco russo destinato a soccorrere le due divisioni, i finlandesi si gettarono in avanti verso il Vuoksi, che raggiunsero e attraversarono il giorno seguente formando una testa di ponte a Vuosalmi. Il territorio a nord del fiume fu rastrellato entro il 23 agosto.
La seconda fase sarebbe dovuta scattare il 22 agosto, ma i russi la prevennero cominciando a ritirarsi, con l'evidente intenzione di abbandonare Viipuri per fuggire alla minaccia che da Vuosalmi incombeva sulle loro retrovie. I finlandesi cominciarono ad attaccare il 23 agosto; immediatamente i russi lanciarono al contrattacco due divisioni e interruppero la ritirata da Viipuri. Furono necessari due giorni per aver ragione degli attacchi russi e riprendere il movimento in avanti; intanto, però, alcune unità finlandesi avevano anche attraversato il golfo di Viipuri, costituendo una testa di ponte a sud est della città. Entro il 27 agosto la strada principale e la linea ferroviaria per Leningrado erano state interrotte, e tre divisioni sovietiche si trovarono ad avere una via di scampo larga soltanto 7 km.
In quel momento Mannerheim si lasciò sfuggire l'occasione favorevole. Anziché impiegare le tre divisioni di cui disponeva per chiudere e rafforzare l'accerchiamento, egli preferì impegnarle in una rapida avanzata verso la frontiera del 1939. La conseguenza fu che il 29 agosto un contrattacco russo allargò il varco, e due delle tre divisioni minacciate d'accerchiamento poterono fuggire; nello stesso tempo, quasi tutti gli effettivi della rimanente divisione riuscirono a ritirarsi sull'isola di Koivisto, dalla quale furono poi evacuati via mare. In ogni caso i russi avevano subito una grave disfatta, le loro truppe erano in uno stato di grave disordine e quasi tutto il loro armamento ed equipaggiamento era andato perduto.
I Finlandesi riuscirono ad inseguire il nemico in ritirata fino alla vecchia frontiera del 1939 ed oltre, senza incontrare alcuna resistenza organizzata; infine Mannerheim ordinò loro di fermarsi proprio di fronte alle vecchie fortificazioni di Leningrado al riparo delle quali i russi superstiti si affrettarono a rifugiarsi. Le truppe finlandesi avevano dunque raggiunto quasi tutti i loro obiettivi entro il lº settembre; gli altri lo furono entro il g. Il giorno precedente, conquistando Petrokrepost' (Schlússelburg), i tedeschi avevano isolato Leningrado. Solo uno strettissimo ed allettante varco li separava ormai dai vittoriosi finlandesi che si trovavano più a nord.
La mossa successiva sembrava ovvia; e, in effetti, il 22 agosto l'OKW aveva chiesto a Mannerheim di prendere parte ad un attacco contro Leningrado spingendosi verso sud alle spalle della città e congiungendosi con i tedeschi sulla Neva. Dopo aver aspettato cinque giorni prima di inoltrare una risposta formale, il 27 agosto Mannerheim comunicò di essere disposto ad effettuare soltanto azioni dimostrative sull'istmo e d'essere invece pronto a lanciare un nuovo attacco a nord del Ladoga al fine di congiungersi con le forze tedesche sullo Svir', secondo quanto originariamente stabilito. Per spiegare questo suo atteggiamento Mannerheim indicò due motivi,
uno politico
• il governo ed il popolo finlandese non desideravano affatto prender parte ad un attacco contro Leningrado;
ed uno militare
• senza artiglieria pesante e bombardieri in picchiata egli non avrebbe potuto aver ragione delle fortificazioni russe.
L'OKW non fu però soddisfatto di questa spiegazione, e il 4 settembre Keitel e Jodl si recarono in volo al comando di Mannerheim per convincerlo a prendere parte ad un immediato attacco finnico tedesco contro Leningrado; ma Mannerheim insistette nel suo rifiuto.
Non vi è dubbio che si trattò di una decisione politica. Era vero che la strada era sbarrata da una cintura di fortificazioni in calcestruzzo, ma esse erano presidiate da soldati russi sconfitti e disorganizzati. mentre i finlandesi erano numericamente superiori e si muovevano sulla cresta dell'onda delle vittorie riportate. E' quasi certo che nella seconda settimana di settembre un attacco deciso sul fianco orientale, combinato con un'energica pressione tedesca da Petrokrepost' (Schlùsselburg) avrebbe isolato Leningrado dal lago Ladoga, e segnato quindi la sua sorte. La decisione di Mannerheim costituì dunque uno degli storici momenti critici della campagna orientale. I capi finlandesi pensarono giustamente che il loro popolo non era minimamente interessato a Leningrado, e che lasciarsi coinvolgere nella sua occupazione avrebbe significato farsi trascinare troppo a fondo nel mare delle relazioni internazionali.
L'armata di Carelia, riposata e riorganizzata, era ora pronta per la seconda fase dell'offensiva, con cinque divisioni, tre brigate scelte e la 163ª divisione tedesca di riserva; di fronte ad essa era schierata la 7ª armata russa, articolata in un corpo d'armata settentrionale ed in uno meridionale, ciascuno inizialmente formato da circa due divisioni. I finlandesi concentrarono la loro artiglieria sulla sponda del lago Ladoga, mentre una formazione motorizzata agli ordini del colonnello Lagus, era in attesa d'impiego dietro la linea del fronte.
L'attacco del 3 settembre fu un successo da trattato d'arte militare. Le difese russe furono travolte, il 5 settembre le truppe di Lagus si gettarono in avanti, il 6 settembre catturarono Olonetz, il 7 raggiunsero lo Svir` e l'8, infine, interruppero la linea ferroviaria di Murmansk a Lodejnoe Pole. I finlandesi si attestarono rapidamente lungo lo Svir', stabilendo anche alcune teste di ponte sulla riva meridionale.
L'ala sinistra finlandese iniziò il suo attacco lungo la principale linea ferroviaria diretta a Petrozavodsk, capitale della Carelia sovietica, il 2 settembre, mentre il 12 settembre alcune unità del fronte dello Svir`, non più necessarie in quel settore, poterono piegare verso nord e formare un fronte comune contro la città. I russi, che avevano già evacuato dalla città tutta la popolazione e tutti gli impianti con grande anticipo, combatterono con abilità e tenacia, e Petrozavodsk cadde nelle mani dei finlandesi solo il 1º ottobre.
Dopo essersi resi conto, in queste due battaglie, che gli attacchi frontali erano spesso tanto sanguinosi, quanto infruttuosi, i finlandesi risolsero il problema sfruttando la loro capacità di muoversi attraverso foreste e paludi, inviando colonne lungo i fianchi, essi costringevano i russi a ritirarsi o a lasciarsi aggirare. Il morale dei russi, in ogni caso, restava alto. La loro 3ª, divisione, circondata in prossimità di Olonetz, ruppe l'accerchiamento e, con un'efficace manovra ritardatrice, raggiunse la zona a sud di Petrozavodsk; qui fu circondata nuovamente, ma ancora una volta riuscì a liberarsi, a raggiungere attraverso le foreste il fiume Svir` e ad attraversarlo, giungendo cosi in salvo dopo cinque settimane d'ininterrotti combattimenti.
Entro l'inizio di ottobre i finlandesi avevano ripreso completamente il controllo della regione a nord dello Svir'. Ma Mannerheim voleva stabilire una robusta testa di ponte lungo la parte orientale del corso del fiume; la battaglia per la conquista di questa testa di ponte durò dal 6 al 23 ottobre, dopo di che il fronte si stabilizzò.
Questi combattimenti presentarono due importanti caratteristiche. Innanzi tutto, alcune unità finlandesi si ammutinarono e non vollero attraversare il fiume; anche se alla fine esse furono convinte a rientrare in azione, l'episodio fu un chiaro sintomo del fatto che i soldati finlandesi giudicavano inutile ed assurda ogni ulteriore avanzata. In secondo luogo, i finlandesi si imbatterono in una nuova divisione siberiana, la 114ª, e dovettero fare appello a tutte le loro energie per neutralizzarne i contrattacchi. Fu questo un inquietante presagio di quanto avrebbero fatto poi i siberiani davanti a Mosca.
L'armata di Carelia doveva ora rafforzare il suo fianco settentrionale lungo la più breve linea difendibile tra Maselskaja e Medvez'egorsk, all'estremità settentrionale del lago Onega. L'operazione fu condizionata dalla sfavorevolissima natura del terreno, dalle avverse condizioni atmosferiche, dalla stanchezza dei soldati finlandesi, dall'inadeguatezza delle loro linee di comunicazione e da una resistenza che si faceva sempre più tenace mano a mano che i russi si ritiravano. Il comando russo era molto preoccupato per la sorte del nodo ferroviario di Belomorsk, attraverso il quale Murmansk era ancora collegata con le regioni interne della Russia e che i finlandesi sembravano sempre più minacciare. Nel corso dei combattimenti, per difendere la città in modo più efficace i russi gettarono nella battaglia due divisioni fresche.
I finlandesi invece trasferirono in quel settore solo un'altra divisione (proveniente dall'istmo di Carelia); inoltre il generale Heinrichs aveva deciso di non arrestare l'offensiva per curare un'adeguata riorganizzazione delle sue forze, ma di continuare sfruttando lo slancio. Ne consegui che gli attacchi finlandesi furono improvvisati e spesso non sufficientemente coordinati. La decisione di Heinrichs fu forse un grave errore: un attacco ben preparato e sferrato da truppe fresche o riposate avrebbe forse raggiunto più rapidamente l'obiettivo.
Nelle ultime settimane di ottobre i finlandesi continuarono ad avanzare faticosamente da sud e da ovest, ma entro il 7 novembre furono fermati in tutti i settori del fronte. Quando, finalmente, il 21 novembre l'avanzata generale poté riprendere, essa fu accompagnata da una serie di gravi incidenti: numerose unità finlandesi e persino un battaglione scelto Jager si rifiutarono di combattere o non riuscirono a spingere a fondo gli attacchi. Entro la fine di novembre i finlandesi raggiunsero Maselskaja (senza però riuscire a conquistarla), e cacciarono i russi dalle vie di accesso a Medvez'egorsk. Ma l'offensiva si era ormai arrestata.
Ora, finalmente, le truppe erano raggruppate, l'artiglieria concentrata, i carri armati schierati in prima linea; il 5 dicembre i finlandesi lanciarono la loro offensiva finale, con una temperatura di 30º C; il freddo era tale che le torrette dei carri armati erano bloccate dal ghiaccio. Pur costretti ad operare in condizioni cosi sfavorevoli i finlandesi sfondarono le difese russe, il 6 si impadronirono di Medvez'egorsk ed avanzarono poi fino a Povenetz, sul canale del Mar Bianco, dove Mannerheim ordinò la sospensione delle operazioni.
Due divisioni russe furono accerchiate a sud di Medvez'egorsk e completamente annientate; apparentemente per i sovietici si trattò di un sacrificio deliberato, il cui fine era quello di ritardare un'ulteriore possibile avanzata verso Belomorsk.
Ultimati i lavori di rastrellamento dell'area entro il 12 dicembre, i finlandesi si misero sulla difensiva, e vi rimasero per tutto il resto della guerra. Il successo riportato da quest'ultima offensiva fa pensare che, un analogo grado di preparazione e di coordinamento, sarebbe stato compensato da analoghi risultati anche nelle precedenti fasi della campagna.
Gli obiettivi che Mannerheim si era inizialmente prefisso erano cosi stati raggiunti, ed egli cominciò a fortificare le sue linee ed a smobilitare parte delle truppe. La campagna era costata alla Finlandia circa 25.000 morti e più di 50.000 feriti. Le perdite sovietiche non sono note; comunque i prigionieri russi furono 47.000.
Mannerheim progettò un'ulteriore operazione contro Belomorsk per l'inizio del 1942, e ne sottopose il piano ai tedeschi in settembre. Ma come condizione pregiudiziale egli chiese che i tedeschi gli riconsegnassero le sue due divisioni che in quel momento si trovavano a disposizione di Falkenhorst, nonché le truppe dislocate nell'istmo di Carelia (cosa che i tedeschi avrebbero potuto fare qualora fossero riusciti a catturare Leningrado). I tedeschi erano impazienti di accettare il piano, ma quando, in novembre, passarono ad esaminare i dettagli, Mannerheim si rese conto che le condizioni da lui poste non sarebbero state soddisfatte e decise quindi di sfruttarle come pretesto per evitare di impegnarsi in ulteriori azioni.
In effetti, la partecipazione attiva della Finlandia alla guerra cessò, e non riprese con operazioni di una certa importanza che il giugno 1944.